La fotografia racconta la vecchia Gallarate e la città di cemento
"Gallarate in mostr(o)" è il titolo della mostra organizzata da Sinistra e Libertà: come è cambiata la città negli ultimi dieci anni, le bellezze e le brutture
Le ville liberty, le corti del centro storico e i nuovi palazzi sorti come funghi. Sinistra Ecologia e Libertà promuove una mostra sulla città di Gallarate, su come è cambiata negli ultimi anni: "Gallarate in mostr(o)" si avvale delle fotografie di Sergio Uslenghi e dei militanti di Sel ed è ospitata alla Cuac in via Torino 64, ad Arnate. L’inaugurazione con aperitivo è prevista
sabato 3 Aprile alle 18. «Negli ultimi 10 anni Gallarate – scrivono nella presentazione quelli di Sinistra Ecologia e Libertà – ha cambiato aspetto, le sono colate addosso tonnellate di cemento, che hanno ricoperto i nostri prati, ma anche tutte quelle peculiarità liberty e non che caratterizzavano la città, rendendola unica e inconfondibile. Ci hanno regalato l’illusione della comodità con i centri commerciali, salvo poi percorrere le strade per arrivarci e rimanere imbottigliati nel traffico dello shopping di fine settimana; a farne le spese sono stati i piccoli commercianti e le loro botteghe, dove il contatto umano e il rapporto personale arricchiva quel momento di acquisto giornaliero. Sono sorti palazzoni in ogni dove: muri di cemento che si somigliano tra loro hanno preso il posto di deliziosi palazzetti e case di cortile. Una gigantesca megalopoliche continua in tutto il Nord Italia, unificando città e paesi tra loro, trasformandoci in sobborghi che azzerano le relazioni sociali, in agglomerati urbani del tutto simili e sovrapponibili tra loro, che non restituiscono più la storia della città, lasciando perdere i confini e le peculiarità di ognuno. Le anonime ringhiere in acciaio, hanno sostituito i raffinati balconi decorati. L’antico palazzetto è stato sostituito da un avveniristico grattacielo; le vecchie cascine sono state sostituite nella loro interezza da moderne costruzioni, sempre rigorosamente tutte uguali tra loro. In cambio abbiamo avuto la piazza in pavé e qualche pista ciclabile interrotta senza motivo. E anche un nuovo bel museo, che ora però l’amministrazione non sa più come sostenere economicamente, un museo che succhia milioni di euro all’anno, soldi che vengono trovati tagliando servizi e aumentandone il costo per l’utente. È una questione di scelte. Noi scegliamo di preservare la Gallarate storica, le sue bellezze, la sua identità. E anche il suo verde, i suoi giardini, le sue colline».
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