“25 aprile, il nostro grazie a chi ci liberò”

Il discorso del sindaco Aldo Morniroli per la festa della Liberazione: ricorda il sacrificio dei partigiani, dei civili, dei militari internati in Germania, dei soldati Alleati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il discorso per il 25 aprile del sindaco di Cassano Magnago Aldo Morniroli.

 Saluto le autorità civili, militari, le associazioni presenti e voi tutti.
Un altro 25 aprile. Non è un segno di insofferenza, ma una conferma che se siamo qui ancora oggi a ricordare, è segno che nel nostro paese la democrazia esiste ed è tutt’ora viva.
Sono grato a tutti quanti sono presenti oggi perché è anche una data particolare: il Lunedì dell’Angelo, consueta giornata per le classiche scampagnate. Vi ringrazio perché non sarebbe stato giusto spostare questa data secondo le nostre comodità. Le persone che oggi vogliamo ricordare per anni hanno dovuto, contro la propria volontà dimenticare Natale, Pasqua o le proprie ricorrenze.
Chi vi parla non ha fatto o vissuto la seconda guerra mondiale, non ero ancora nato e come me, a distanza di oltre sessant’anni, stanno diventando tante le persone che non hanno ricordi diretti di quel periodo.
Oggi ci troviamo qui a commemorare con i ricordi che ci hanno trasmesso i nostri genitori, i nostri parenti, le persone che abbiamo incontrato e che, in quel periodo, c’erano veramente. Molto di più però lo apprendiamo dai libri o dai documentari storici. Ognuno di noi, in base a quanto vuole approfondire la storia, se ne fa un proprio bagaglio culturale, che è diverso in ognuno di noi.
Non certamente sul risultato finale, che è la liberazione, ma sulle diverse componenti o motivazioni che lo hanno determinato.
E’ evidente che un grande ricordo, a poco tempo dalla scomparsa, va ad Angelo Viganò. Lui sì che c’era, come c’erano anche alcuni di voi che siete qui presenti a questa cerimonia.
Quello che è successo in quel lontano 25 aprile del 1945 lo dobbiamo a tante persone, più o meno conosciute, ma anche ai tanti militi ignoti.
Tantissime persone si sono mobilitate in quegli anni per liberare il nostro paese.
Sicuramente le truppe alleate, fatte di soldati, di uomini, che arrivando da lontano hanno rischiato la loro vita per portare la libertà nel nostro, e non solo nel nostro, paese. Hanno attraversato tutta la penisola da sud a nord, lasciando sul loro cammino moltissimi commilitoni e amici.
In questo momento mi sembra del tutto evidente rivolgere un ringraziamento a tutti i nostri militari impegnati nelle missioni all’estero. Sono in terre lontane e sparse in tutto il mondo. Ricordiamoci che la fortuna di vivere liberi, che oggi noi abbiamo, non è ancora patrimonio di tutti.
Non sempre si può liberare il proprio paese contando solo sulle proprie forze. E non sempre si può liberare il proprio paese contando solo sulle forze provenienti da altri paese.
Il 25 aprile lo dobbiamo pertanto alle truppe alleate, ma anche a tutte quelle persone, partigiani o semplici cittadini, che si sono mobilitati per la liberazione. Chi in prima persona con armi alla mano, chi invece fornendo supporto o aiuto a tutti quelli che stavano combattendo, soccorrendoli o nascondendoli nelle proprie case. Ma anche in questo modo, rischiando la propria vita e quella dei propri familiari per un ideale importante: la Libertà.
Ma un ruolo non meno significativo lo hanno avuto anche i parroci dando sostegno alle persone impegnate in prima persona, conforto alle persone rimaste sole, ma anche mettendo a disposizione le chiese per nascondere le persone e sottrarle di fatto alle rappresaglie e a morte certa. Con il senso civico e anche con la carità cristiana di chi sa che sta facendo qualcosa di concreto per la liberazione.
Non dobbiamo poi dimenticare anche quei soldati che dopo l’armistizio del 1943, si sono ritrovati, a loro insaputa, ad essere costretti a scegliere se combattere per la repubblica di Salò o finire nei campi lager o nelle fabbriche del terzo Reich.
Molti di loro, la maggioranza, optò per non combattere, vivendo anni di sofferenze indescrivibili e in molti casi, più di 50.000 persero la vita.
Molti sono gli episodi di quei lunghi periodi della guerra che, magari anche in misura minore, hanno contributo al risultato finale. Questi episodi possono aiutarci a far capire alcuni aspetti di quel periodo, e spesso sono solo ricordi di chi quel giorno c’era e di cui, molto spesso, non si trova traccia su nessun documento. Ricordi che si stanno dimenticando.
La nostra città non è stata sicuramente luogo di scontri decisivi per la liberazione, ma ha sicuramente vissuto alcuni di questi episodi che hanno contribuito alla libertà della nostra nazione. Moltissime, anche da noi, sono le persone che si sono messe a disposizione combattendo o aiutando le persone a nascondersi. Alcune di loro le possiamo ricordare e in questo mi riferisco ai più noti di cui possiamo leggere i loro nomi impressi davanti a noi. Di tanti altri alcuni di noi li conoscono e di altri ancora però si sono perse le tracce o i ricordi. A distanza di anni tutti i problemi connessi alla conoscenza degli episodi sono superati e forse sarebbe ora, anche per la nostra città, rendere pubblico omaggio a tutte queste persone che di fatto, per la storia, sono diventati “cittadini ignoti”.
A tutti loro, noti, meno noti, o sconosciuti, dobbiamo rivolgere una parola piena di significato: Grazie.
Aldo Morniroli, sindaco di Cassano Magnago

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Pubblicato il 27 Aprile 2011
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