Cinque anni all’ex- presidente che fece sognare i tigrotti
Il tribunale di Busto Arsizio ha inflitto cinque anni di reclusione per Giuseppe Zoppo, patron della Pro Patria nel 2008, e 1 anno e 4 mesi a Franco Ceravolo. La loro gestione costò il fallimento della società
Guseppe Zoppo, ex-patron della Pro Patria, è stato condannato oggi, martedì, a cinque anni di carcere per bancarotta fraudolenta tentata truffa e appropriazione indebita mentre per Franco Ceravolo la pena comminata dal giudice del tribunale di Busto Arsizio Alessandro Chionna è di 1 anno e 4 mesi per tentata truffa ai danni della curatela fallimentare, assolto il figlio Dino. Si conclude dopo due anni, dunque, la vicenda giudiziaria scaturita dal fallimento della società calcistica Pro Patra Gallaratese, poi rinata sotto il nome di Aurora Pro Patria, proprio mentre era ad un passo dalla serie B, sfumata sul campo prima che in tribunale. Nessun commento all’uscita dall’aula da parte del diretto interessato il quale, l’ultima volta, aveva promesso una serie di rivelazioni che oggi non ha voluto svelare: «Non dico nulla, merito questa pena» – ha detto ai cronisti poco dopo la sentenza. Scuro in volto si è allontanato a piedi dal tribunale.
Giuseppe Zoppo, insieme a Ceravolo, aveva messo in piedi una squadra di campioni (per la Prima Divisione) e ai bustocchi aveva promesso un nuovo stadio e un centro sportivo. In realtà, a carte scoperte, dietro al grande sogno è apparso tutto il fumo dell’operazione. Nel giro di qualche mese pagamenti non sono più stati effettuati e tutti i fornitori della squadra si sono fatti avanti avanzando le messe in mora. Poco dopo il tribunale ha aperto la procedura fallimentare mettendo all’asta la società, poi acquistata dai Tesoro.
Oggi la Pro Patria, ad un passo dalla promozione dalla Seconda alla Prima Divisione rivive lo stesso incubo. Dopo un anno e mezzo di matrimonio con la città e la società, infatti, la famiglia Tesoro si è improvvisamente tirata indietro cedendo le proprie quote a Massimo Pattoni, un agente immobiliare cremonese che tutt’ora le detiene per il 90% ma che non ha mai comunicato alcun progetto per la squadra e non ha nemmeno pagato stipendi e fornitori se non in minima parte. Ora la società calcistica è finita nuovamente nel mirino della Guardia di Finanza che sta effettuando accertamenti sulla regolarità dei bilanci. A mantenere in piedi la squadra sono rimasti la buona volontà di mister e giocatori e la vicinanza dei tifosi che non si sono risparmiati autotassandosi ed organizzando eventi per la raccolta fondi a favore della Pro Patria.
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