Fondazione Culturale, fine di un sogno?
Il presidente Lainati conferma: "Mucci sapeva delle difficoltà di bilancio, gestiva tutto lui". Ma rivendica anche il bilancio in attivo del 2010 come punto per ripartire
«Il sogno è finito». Il presidente della Fondazione Culturale Mario Lainati snocciola i nomi degli artisti passati da Gallarate in 5 anni e poi esprime così tutte le sue preoccupazioni e la delusione. Dopo che il sindaco Guenzani ha reso noto il passivo di 1 milione di euro, anche il PdL ha lanciato duri attacchi. Circola l’idea che Guenzani valuti soluzioni drastiche, anche se in realtà non c’è alcuna parola del primo cittadino che confermi. È dunque incerto il futuro di una delle (due) colonne del "polo culturale gallaratese".
I vertici della Fondazione, dunque, rispondono. Citano numeri e atti formali, ma spiegano anche che il risanamento è già in corso. «La probabile chiusura della Fondazione – esordisce così Lainati – capita proprio nell’anno in cui si è raggiunto l’equilibrio di bilancio. Il 2010 si chiuderà con un + 38mila in bozza di bilancio, siamo al punto di svolta». Il pesante passivo è legato a fattori esterni: «La Fondazione si è presa in carico oneri impropri e atipici rispetto alle sue funzioni». Si parla della «manutenzione degli impianti, fatta con contratti di appalto, con cifre verificate da un tecnico di fiducia» (figura già prevista dalle origini), ma anche degli oneri delle pulizie, «comprese le 40 giornate di eventi comunali e di Duemilalibri». Il tutto per un importo complessivo di «120-140mila l’anno, compresi 50mila per la pulizia». Per Lainati – e per il direttore Adriano Gallina, al suo fianco – questa è stata la vera «palla al piede della Fondazione, che non doveva occuparsi di gestire le strutture».
Spiegate più nel dettaglio le ragioni del disavanzo, Lainati e Gallina hanno puntualizzato ancora la procedura seguita, per rimarcare che i vertici politici sapevano (nella foto, Lainati sfoglia i verbali dei CdA). «Da anni discutiamo con il Comune, a novembre il sindaco Nicola Mucci è venuto in consiglio di amministrazione. Ha rassicurato il Cda e ha garantito ripianamento delle perdite, solidale era anche poi il facente funzione Massimo Bossi» dice ancora il presidente della Fondazione. Sempre a novembre Mucci riconosceva che il ripianamento era una «opera difficile» e che non era stato «possibile sapere costi di manutenzione», che si procedeva «step by step». Lo stesso verbale di seduta ricorda che anche il funzionario del Comune era stato informato della cosa. A cavallo tra 2010 e 2011 anche il revisore dei conti della Fondazione segnalò la perdita alla prefettura, che "girò" la segnalazione alla Provincia.
In quell’occasione il primo cittadino aveva riconosciuto che le difficoltà economiche erano legate a immobili comunali che la Convenzione da rinnovare nel 2011 avrebbe stabilito "che le spese sono a carico del Comune". La convenzione sarebbe stata poi sottoscritta a gennaio, ma delle difficoltà non seppe niente nessuno. Perché? «La situazione era gestita solo da Nicola Mucci» dice Lainati. Mentre Gallina (che ha risposto anche a titolo personale al PdL), di fronte all’obiezione che mai in commissione cultura si era affrontata la cosa, precisa: «Lì soprattutto si parlava delle stagioni, non del bilancio. Ma la sofferenza finanziaria è stata segnalata quando ponevamo necessità aumento della Convenzione. È vero che c’era qualche opacità». E per questo anche Lainati riconosce che «il sindaco avrebbe dovuto comunicare al consiglio».
Il futuro? Nonostante il timore di un taglio totale della struttura, Lainati e Gallina sono fiduciosi nella possibilità di proseguire. «Serve che sia erogato il contributo 2011 – dice ancora il Presidente – abbiamo ancora una decina di giorni per ripartire. Credo che la volontà dell’amministrazione sia di non far proseguire l’attività, ma aspettiamo la disponibilità del sindaco per un incontro». Anche Gallina precisa che la stagione potrebbe essere organizzata, ma è necessario quanto prima («al massimo entro luglio»). Partendo da un dato, che il bilancio 2010, finalmente in attivo, sia un punto di svolta e una garanzia della gestione. «Abbiamo tagliato quanto possibile, siamo al minmo storico» dice Gallina, «avevamo 20 repliche al Condominio e un’attività molto ridotta al Popolo».
Il debito, poi, potrebbe essere meno consistente del milione finito sulle pagine dei giornali: «Abbiamo crediti per 240mila euro, quindi lo sbilancio effettivo è di 797mila euro. Non a caso a Mucci avevamo chiesto 800mila euro di contributo straordinario». Unica via per ripianare e garantire la sopravvivenza della realtà.
Per il resto, i costi annuali per il Comune sarebbero nell’ordine del mezzo milione di euro: 400mila del contributo, 120-140 mila per manutenzioni e pulizia. Un costo significativo, che andrebbe misurato anche in relazioni a quelli dell’altra fondazione culturale, il Maga. Forse il passo più lungo della gamba lo si è fatto proprio con il Maga, con il passaggio da una a due Fondazioni? Lo ammette («posizione personale») anche Gallina. «Prima i teatri si reggevano» dice ancora Lainati. E si ricorda anche l’assestamento di bilancio di novembre 2010: 250mila euro "per le Fondazioni". Che secondo Lainati e Gallina, sono andati solo al Maga.
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