Frontalieri, pronta la lettera dei comuni da inviare a Roma
I Comuni di frontiera del Varesotto si appellano al Governo per risolvere con la diplomazia la questione dei ristorni dei frontalieri
Non ha perso tempo l’Assemblea dei Sindaci della due Comunità Montane, Valli del Verbano e
Piambello, che si è riunita sabato 2 luglio al Maglio di Ghirla. Il comitato di vigilanza permanente per i
frontalieri, costituitosi tre giorni fa di cui fanno parte i due enti montani e l’ACIF – Associazione Comuni italiani di frontiera, sta predisponendo un documento congiunto da inviare al Governo, in particolare ai Ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti, nonché ai Ministri eletti in Lombardia, in particolare Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni, visti i rapporti che hanno con i consiglieri ticinesi della Lega Ticinese protagonisti della disdicevole querelle diplomatica tra Italia e Svizzera. Sarà inoltre inviata una lettera al Governatore della Regione Roberto Formigoni e all’Assessore alle Infrastrutture lombarde Raffaele Cattaneo, nonché ai Consiglieri regionali e Parlamentari votati nei collegi elettorali del varesotto.
L’oggetto del documento è la questione del ristorno dei frontalieri, quei contributi trattenuti in
busta paga ai lavoratori italiani che svolgono la loro professione in Canton Ticino. Il Governo locale Ticinese minaccia infatti di dimezzare le quote che attualmente sono il 38,8% delle imposte trattenute, violando l’accordo tra Repubblica italiana e Confederazione elvetica del 1974, in cui veniva assicurato al paese di residenza una parte delle imposte derivate dal lavoro dei cittadini italiani.
La richiesta dei Sindaci è innanzitutto quella di rispettare gli accodi presi dai due Stati. Questi
prevedono che una quota delle imposte versate dai frontalieri siano devolute ai comuni dove i lavoratori, con le rispettive famiglie, vivono e usufruiscono di servizi quali scuola, asilo, viabilità, assistenza sociale e sanità.
Servizi che sono garantiti anche grazie alle tasse degli italiani che lavorano in Svizzera.
In secondo luogo i Comuni delle Comunità Montane hanno intenzione di appellarsi al Governo
italiano per mettere in campo la diplomazia necessaria a trovare una soluzione alle questioni che affliggono ultimamente i rapporti tra Italia e Svizzera. I Comuni di confine, ed i loro cittadini, non possono diventare oggetto di ricatto per problemi di altro ordine e portata di cui si discute tra Roma e Berna. Questo territorio tra Varesotto e Ticino, in cui i due Paesi hanno da sempre convissuto nel migliore dei modi, non può fare le spese di temi dibattuti a livello nazionale.
Non è un segreto che i piccoli comuni montani abbiano già subito negli ultimi anni forti tagli ai
trasferimenti statali che hanno ridotto drasticamente le capacità di investimento e di cooperazione attraverso i progetti Interreg. Se il Canton Ticino dovesse portare avanti questa decisione, le ripercussioni per questa zona di confine sarebbero maggiormente evidenti per i cittadini dei piccoli centri. Le Comunità montane infine, che negli ultimi decenni hanno assicurato pianificazione, sviluppo ed importanti investimenti hanno visto gli stanziamenti statali e regionali azzerarsi progressivamente.
l Presidenti delle due Comunità montane Marco Magrini e Maria Sole De Medio si augurano che
l’impegno profuso, proprio in questi ultimi giorni, dai Ministri del Governo di questa provincia quali Bossi e Maroni, dagli onorevoli Reguzzoni e Marantelli, dal Governatore Formigoni e dall’Assessore regionale Cattaneo e non da ultimo dal Presidente della Provincia Galli, possano risolvere positivamente questa grave crisi tra paesi amici, per il bene del nostro territorio e dei suoi cittadini.
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