Gialuigi Trovesi, ovvero Bérghem e Thomas Mann
Mercoledì 10 agosto il jazzista sarà protagonista Villa Cagnola con l’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI) e Stefano Montanari, quest’ultimo nella duplice veste di direttore e violino solista
“Classic & Jazz”. Dunque musica da cortile e da balera, del folclore tutto: dalla Lombardia, al Piemonte, all’Emilia Romagna. E poi, improvvisazione e dodecafonia, sentori di musica antica, blues. E’ difficile operare una valida selezione del mondo creativo di Gianluigi Trovesi, protagonista mercoledì 10 agosto alle 21 (ingresso a euro 10) di Musica in Villa a Villa Cagnola con l’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI) e Stefano Montanari, quest’ultimo nella duplice veste di direttore e violino solista. Sul palco, per il progetto “Berg Heim: una piccola montagna magica” (liberamente ispirato a “La montagna incantata” di Thomas Mann e trasformata, per l’occasione, in “Bérghem”, etimo teutonico di Bergamo, il “borgo sul monte”) anche Matthias Spillmann alla tromba e Fulvio Maras alle percussioni. Scriveva Claudio Sessa nel 1985, in occasione della pubblicazione di “Dances”: «Per fortuna non c’è ormai più bisogno di presentare Trovesi, uno dei jazzisti più apprezzati non solo in Italia ma in tutta Europa». Per nostra fortuna un geometra e un disegnatore mancati ed un musicista, invece, “attrezzato” di studi al Conservatorio in clarinetto, armonia, contrappunto e fuga. Dapprima insegnante di musica alle scuole medie di buona parte della bergamasca e poi, all’età di trentaquattro anni – «tutto è cominciato quando, semmai, uno decide di smettere», ha dichiarato Trovesi – intento a fare le pulci alla sua sensibilità di “impastatore” di soggetti musicali, adatti alla materia ed alla trascendenza dello spirito. “Berg Heim” si riannoda alle passioni che da sempre accompagnano questo artista: osservazione cantica delle valli con i richiami antichi dell’eco di montagna e la polka e la mazurca che sanno di terra. Ma senza tralasciare l’etimologia ecclesiastica del Quattrocento con “Les Hommes Armes”, gli anonimi napoletani del XVI secolo, i canti di lavoro. E William Shakespeare, Umberto Eco e Stefano Benni, dei quali “saccheggia” regolarmente i testi. La galleria di emozioni è infinita, così come lo sono le proiezioni musicali di quest’uomo capace di spandere ritmi geometrici ben poco resistenti all’infiltrarsi continuo di melodie lunghe e ariose. “Berg Heim” rappresenta un attracco sperimentale e sentimentale nello stesso tempo. Commissionato dal Festival Alpentoene di Altdorf, è da considerarsi “un doppio omaggio: alla terra natale di Trovesi ed alle varietà umane narrate da Mann”. Ancora una volta il folclore che si intreccia alle Follie barocche, a frammenti di Robert Schumann e a Giuseppe Verdi. Con la complicità della OSI, impegnata in una suite di brani che prenderanno il via dall’ouverture seicentesca di Giovanni Battista Buonamente per poi inoltrarsi nel virtuosismo settecentesco di Pietro Locatelli. Affreschi, inoltre, rinascimentali conditi da variazioni improvvise e improvvisate. Questa volta, povere di quell’elettronica tanto cara a Trovesi. E assiepate, invece, lungo le scogliere sonore di un interprete-compositore che, muovendo i primi passi nel teatro musicale, si beava con gli amici di suonare al fianco di Franco Cerri. Tempi lontani, di quando il jazz – parola, in questo caso, vuota – iniziò a conoscere Gianluigi attraverso lo specchio delle sue musiche: Dedalo Fugace di Una notte di Mezza Estate.
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