Porfidio: “In città non c’è sicurezza”
Dopo l'aggressione ai suoi uffici l'ex consigliere attacca il Comune: "L'episodio di oggi dimostra che Busto non è protetta, si fanno solo oprazioni di facciata senza salvaguardare i cittadini"
Ancora scosso dall’aggressione di questa mattina alla sua agenzia assicurativa in viale Duca d’Aosta, Audio Porfidio non sa spiegarsi l’accaduto: "Non so se è una questione politica o se riguarda l’assicurazione. Io sono uno che non cede ai compromessi e questo può creare dei fastidi, ma un’intimidazione del genere non mi era mai capitata". Nel pomeriggio Porfidio ha sporto denuncia contro ignoti ai Carabinieri, consegnando alle forze dell’ordine la registrazione effettuata dalle telecamere di sicurezza: "Sicuramente non è stata una rapina – commenta – i dipendenti non hanno portato via neppure una penna. Mi meraviglia la richiesta che hanno fatto, l’uso del termine "capo", che di solito in questo contesto viene utilizzato dagli extracomunitari, più che dagli italiani. Ma sono soltanto delle ipotesi".
Porfidio, che ha raggiunto la sede della compagnia di assicurazioni direttamente dall’ospedale cittadino dove si era recato per un controllo, trova comunque nell’evento della mattinata uno spunto per intervenire sul tema della sicurezza, a lui particolarmente caro: "Sono molto rammaricato e triste per questa città. Sono stato consigliere comunale per dieci anni e mi sono sempre battuto per la sicurezza, ma i fatti di oggi sono la prova che non è stato fatto nulla in questo senso. Le uniche telecamere che hanno ripreso l’aggressione sono le nostre, per il resto mi chiedo dove siano gli strumenti per cui ogni anno spendiamo tanti soldi: le telecamere per strada non funzionavano, quelle nei parchi neppure. Oggi ho potuto constatare di persona quello che per anni ho ripetuto in consiglio, purtroppo senza essere ascoltato". Lo sdegno di Porfidio è senza freni: "A Busto la sicurezza non esiste, qui si fanno soltanto operazioni di facciata come l’apertura del comando di Polizia Locale agli anziani. Ci vogliono iniziative concrete, bisogna controllare le persone, fermarle e in qualche caso mandarle al fresco. Prendiamo esempio da quello che fa Gallarate, dove tutte le auto che entrano in città sono identificate e memorizzate… Da noi, invece, non funziona nulla neppure in centro, per non parlare della periferia che è abbandonata a se stessa".
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