La Carlo Noè, il paradiso degli automobilisti
Un tempo c'erano prati incolti e villette e fabbriche, oggi palazzi con uffici, atelier e benzinai low-cost. E spesso si spinge sull'acceleratore
La sesta puntata di "Cento metri di città"
Chissà perché molti gallaratesi la chiamano al femminile, in modo quasi familiare, senza l’indicazione di "via": la Carlo Noè. Insieme a Viale Milano è stata la prima strada a doppia carreggiata di Gallarate, una strada pensata per le auto, forse la prima di tutta la città. Oggi sembra l’emblema di un borgo che è stato ridisegnato sulle esigenze delle quattroruote, che si è allargato a suon di strade più grandi e parcheggi tirati fuori dal cilindro, dall’abbattimento delle vecchie fabbriche, usando ogni metro libero qua e là. Via Carlo Noè è il paradiso degli automobilisti. La doppia carreggiata smaltisce il traffico, il rettilineo offre la possibilità di schiacciare sull’acceleratore, come spesso accade. E poi qui si concentrano due dei tre benzinai low-cost della città, costantemente affollati. Il primo fu il distributore Avia, più vicino alla caserma dei carabinieri: sul muro dell’officina meccanica a fianco c’è ancora la targa "Largo Verrotti di Pianella- Medaglia d’oro al valor militare", anche se il largo ormai non si vede neanche più, da quando l’incrocio davanti ai carabinieri è occupato da una rotatoria (per inciso: anche Carlo Noè era un soldato, caduto sul fronte francese, nel 1940, al Bois de Suffin).
Cambia la città, ma rimangono segni del passato, come relitti incagliati: poco oltre il distributore Avia sulle sponde della Carlo Noè sono rimaste le villette, nate quando questo era il margini nord della città, vicino alla salubre collina e ai suoi parchi. Ci sono – subito dopo il benzinaio Q8 – le due belle villette bianche in stile razionalista, oggi un po’ scrostate, con i nanetti da giardino che simpaticamente convivono con l’elegante fontana nel cortile lastricata di piccole tessere di ceramica azzurra. Poco più avanti la villetta al civico 74, appena rinnovata, con i suoi intonaci chiari. Resti di una città borghese immaginata, dove poi invece è cresciuto ben altro: proseguendo sul lato destro, sfilava un tempo una vecchia fabbrica dai muri bassi. Non è rimasto più niente, non è come ad Arnate, non ci sono vecchi operai che raccontino una storia e chi vive qui (sulla sponda est della Carlo Noè), in mezzo ai palazzoni, è quasi diffidente, perché qui cambia tutto in fretta: «Siete di un’agenzia immobiliare?» chiedono a chi si interessa per l’architettura delle case. I brandelli di muro delle vecchie fabbriche stanno solitari accanto ai palazzoni. Oggi la Carlo Noè è fiancheggiata dal centro direzionale, i "grattacieli" cresciuti nel giro di pochi anni: i palazzi con i mattoni a vista ospitano sedi di banche compagnie aeree e uffici, hanno affiancato le Torri, gli edifici che a inizio anni Novanta hanno dato il via alla trasformazione della zona in centro direzionale, Questa è una delle poche zone della "nuova" Gallarate che sembra riconoscere a se stessa una funzione precisa. Anche qui sono le forme del lavoro che cambiano: sull’altro lato della Carlo Noè è spuntata la prestigiosa sede di Yamamay, con i suoi giganteschi cartelloni pubblicitari, e alle spalle la grande torre oggi in costruzione. E i nostri cento metri di città finiscono proprio lì davanti, con l’altro benzinaio low-cost e le sue file di automobili in attesa.
Sullo stradone le auto regnano sovrane, le piste ciclabili sono ancora sfilacciate, senza una vera continuità su nessuno dei due lati. Ma lo stradone è anche – a suo modo, sia chiaro – un esempio positivo: è l’unica strada a doppia carreggiata su cui le corsie di marcia sono interamente percorribili. A differenza di viale Milano o della Tangenzialina (e a volte anche di viale Lombardia) dove la normalità – soprattutto al sabato – sembra essere l’utilizzo delle corsie di marcia come parcheggio libero e senza regole. Di fatto, però, resta una strada a rischio, teatro di incidenti e investimenti, anche mortali, ma anche di episodi più recenti e con esiti meno infausti.
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