Dal mulino all’atomo, l’energia che muove l’industria
Presentato all’Università Carlo Cattaneo-Liuc "Varese energy", quarto volume di una collana di opere che ripercorrono la storia del processo di industrializzazione in provincia di Varese, pubblicata a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese e firmata da Pietro Macchione

Dopo i precedenti volumi “Velocità Varese”, “Immagine Varese” e “Varese Moda & Mode”, dedicati alle attività produttive legate rispettivamente alla mobilità, alla promozione dei prodotti e del territorio e a quanto, nel tempo, ha “fatto moda”, il nuovo volume ha preso in considerazione tutto ciò che ha avuto a che fare con l’energia.
L’energia dall’acqua (a partire dal controllo delle acque e alla sorveglianza affidata a torri fortificate e castelli) e dunque: i mulini come primo motore dell’economia e la nascente industria serica, prima, e cotoniera, poi, sorta inizialmente facendo leva sull’energia idrica. L’energia del fuoco: lo sfruttamento dei boschi; le fornaci; la fabbricazione di laterizi, ceramiche, terraglie, vetri. L’energia ricavata dalla torba e quella ottenuta dal vapore, che ha dato luogo in Europa alla cosiddetta «seconda rivoluzione industriale». L’energia elettrica, che ha diminuito la fatica fisica nei luoghi di lavoro, ha fatto ottenere balzi di produttività e ha modernizzato il sistema dei trasporti locali su rotaia (oltre alle ferrovie, vennero costruite in provincia di Varese numerose tramvie extra-urbane, tutte successivamente dismesse, oltre a diverse funicolari). Infine, l’energia dell’atomo, cha ha visto insediarsi in provincia di Varese, a Ispra, il Centro Comune di Ricerca della Comunità Europea per l’Energia Atomica.
Il volume mette in evidenza come – anche proprio grazie alla capacità di sfruttare le fonti energetiche autoctone (acqua e fuoco), dapprima, e, successivamente, le nuove energie del vapore e dell’elettricità – nel territorio varesino il processo di industrializzazione sia stato capace di allargare considerevolmente non solo la produttività, ma anche il numero degli insediamenti produttivi e la platea delle varietà merceologiche, dando vita questo territorio ad un vero e proprio multi-distretto produttivo.
Si tratta – come mette ben in evidenza l’Autore del volume, Pietro Macchione – «di una storia esemplare nella quale sono racchiusi alcuni dei più importanti paradigmi delle vicende lombarde e nazionali. Il primo consiste nelle straordinarie possibilità che l’avvento dell’industrializzazione ha offerto a tutti quei giovani, anche delle classi popolari, che erano dotati di ingegnosità, dedizione al lavoro e voglia di intraprendere. Il secondo è sintomatico del rapido passaggio, in poco meno di un secolo tra Settecento e Ottocento, del potere economico dalla nobiltà a quello della borghesia imprenditoriale. Il terzo è la straordinaria crescita e il conseguente straordinario progresso delle comunità locali e della società civile».
«L’insieme di queste circostanze – prosegue l’autore – può essere racchiuso nella definizione di Rinascimento varesino e lombardo poiché per la prima volta, su questi territori, si sono verificate in modo ampio e diffuso le medesime, eccezionali condizioni di benessere economico e sociale, di intrapresa, di espressione artistica e culturale, che nel Cinquecento avevano caratterizzato l’Italia centrale».
«Ora – afferma Giovanni Brugnoli, presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese – c’è un nuovo compito che attende tutti. È quello di riuscire, da parte della generazione presente, a dare a quel Rinascimento un seguito e assicurare così un futuro. E’ un compito che spetta a tutti, indistintamente. La storia, anche in questo caso, ci è maestra. Essa insegna che, in questo stesso territorio, lo sviluppo si è reso possibile grazie ad un idem sentire che ha accomunato imprenditori e lavoratori. Non solo. Quell’identità di vedute sull’importanza dell’industria per lo sviluppo e il benessere della collettività è appartenuta anche a coloro che non erano i protagonisti diretti della vita nell’impresa, imprenditori e lavoratori. E’ appartenuta anche alla classe dirigente: gli amministratori pubblici, i rappresentanti politici, gli insegnanti, i professionisti, a anche la gente comune».
«Il concorso di tutti, ciascuno nella propria sfera di azione – ha ricordato Brugnoli – ha contribuito a sviluppare, da un lato, l’attitudine all’imprenditorialità, la cultura del progresso e del merito; dall’altro, l’insieme delle condizioni di contesto che possono rendere più ospitale l’industria e favorirla nel proprio compito di creare e ridistribuire ricchezza. Se ci sarà sempre identità di visione, tra tutti, l’industria varesina potrà senz’altro continuare ad avere un futuro brillante. A vantaggio di tutti».
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