L’Euro si salverà e l’Italia pure ma serve l’unione fiscale
Un banchiere di Goldman Sachs e un professore di diritto internazionale spiegano perchè l'Europa dovrà uscire più rafforzata da questa crisi se non si vuole tornare alle monete nazionali
La prolusione che ha inaugurato l’anno accademico è stata interamente dedicata all’attualità economico-politica più stretta: la crisi dell’eurozona e le ricette per affrontarla. Il primo ad affrontare il nodo è stato Massimo Della Ragione, partner di Goldman Sachs: «Il sistema bancario in Europa è più complesso di quello americano – ha detto Della Ragione – soprattutto perchè nonostante metta in attività il doppio dei soldi delle banche americane si ritrova a gelare l’intera economia perchè detiene parte consistente del debito dei governi, sostiene il prestito interbancario. Il problema non è di capitale, dunque, ma di liquidità. Questa liquidità non è garantita dai governi europei ed entro gennaio del 2012 bisognerà trovare una soluzione da almeno 200 miliardi al mese per evitare la rottura dell’euro, la più grande paura dei mercati. Se si dovesse tornare alle monete nazionali non si saprebbe nemmeno quale tasso di cambio adottare». Della Ragione ha concluso il suo intervento in maniera ottimistica: «Credo che l’Euro sopravviverà – conclude l’economista – ma servono due fattori: gli eurobond e l’armonizzazione delle politiche economiche e fiscali a livello europeo. L’Italia anche può farcela grazie alla mole delle sue esportazioni, ad un economia basata sulla produzione e grazie all’istruzione e alla ricerca. Se quest’ultimo punto non verrà potenziato potrebbe mancare il tassello più importante per il salvataggio»
Il professor Alberto Malatesta, ordinario di Diritto Internazionale all’università Liuc, ha illustrato la
situazione dell’Europa politica e la prospettiva augurabile: «Fino ad ora abbiamo beneficiato dei vantaggi della moneta unica senza mettere a posto finanze pubbliche – ha spiegato malatesta – ora tramite il fonso salvastati stiamo cercando capitali da privati e Cina per salvare i paesi più deboli, i cosiddetti Pigs. Per ottenere questi fondi i paesi dovranno adeguarsi alle ricette che seguono pedissequamente quelle che il Fondo Monetario Internazionale ha applicato ai paesi ai quali ha concesso denaro. L’unica strada possibile per non distruggere il sogno europeo definitivamente è armonizzare le politiche fiscali ed economiche dei paesi, anche a costo di creare un’Europa a due velocità»
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