Borghi “Non siamo speculatori edilizi”
Il presidente della Svicc spa, la società che gestisce l'ippodromo, illustra il piano di rilancio delle Bettole. «Siamo stati contattati per portare il trotto di Milano a Varese». Contestazione di allenatori e lavoratori delle scuderie a colpi di fumogeno
Il progetto è lì sul tavolo: una pista di trotto a mano destra di 1.650 metri con una dirittura di 350 leggermente in salita, ristrutturazione del tondino e dell’area interna con «strutture posizionate a bassissimo livello», aumento dei posti auto e, nell’area di via Galdino, dove ci sono le attuali scuderie, box di appoggio per un centinaio di cavalli. Tempo necessario: «non più di quattro mesi».
Guido Borghi, presidente della Svicc spa (Società varesina incremento corse cavalli), illustra con calma e determinazione il suo piano. «Ci hanno contattato da Milano – dice il presidente della Varesina – chiedendoci se eravamo disponibili a sviluppare corse di trotto a Varese e noi ci siamo resi disponibili. Se arrivasse il trotto di Milano, il nostro impianto sarebbe il primo d’Italia».
Fuori dagli uffici dell’ippodromo delle Bettole non c’è solo il gelo, ma anche una trentina di persone, tra allenatori, fantini e lavoratori delle scuderie, che urlano e protestano. E al grido di «Borghi sei solo fumo», accendono un fumogeno verde che invade i locali della conferenza stampa. (foto sotto)
La sensazione è che non sarà una trattativa facile tra la Società Varesina e gli allenatori di galoppo che stanno nelle scuderie di via Galdino con circa 120 cavalli. Lo sfratto, intimato dalla società di Guido Borghi, proprietaria della struttura, pena il taglio di luce, acqua e gas, è stato per il momento evitato. La ragione ufficiale dello scontro è un’ordinanza comunale che, secondo Borghi, imporrebbe lo sgombero totale delle scuderie per la messa a norma dell’area secondo le leggi vigenti. Ma la vera ragione, conti alla mano, sono i soldi. La Società Varesina ha un bilancio di 3.383.0000 euro, di cui 1.879.000 arrivano dall’Unire, (l’ente pubblico che si occupa di tutto ciò che riguarda il mondo dei cavalli). A partire da quest’anno, per via dei tagli e della crisi, quella cifra sarà dimezzata e la Svicc spa non potrà più contare su 939.000 euro. Taglio chiama taglio e così la società di Borghi ha deciso di sacrificare le storiche e cadenti scuderie dell’ippodromo. Una sorta di totem per gli appassionati di galoppo.
«E’ per questo che non possiamo permetterci due centri di allenamento – spiega Borghi -. Noi non abbiamo mai preso dividendi e gli utili li abbiamo sempre lasciati alla società per fare investimenti che in questi anni ci hanno permesso di non chiudere in perdita. Tra l’altro vantiamo un credito nei confronti delle scuderie (cioè allenatori e proprietari ndr) di 368 mila euro». Su quest’ultimo punto i diretti interessati smentiscono categoricamente: «Non è vero, non dobbiamo quella cifra».
Alle spalle dei rappresentanti della Svicc, scorrono su un video le immagini di Castelverde, il secondo centro di allenamento di Caravate, dove dovrebbero trasferirsi allenatori e cavalli una volta sgomberate le scuderie di via Galdino. «Io amo i cavalli e faccio un discorso da animalista – continua Borghi- perché nel centro di Castelverde ci sono 50 ettari di terreno in un posto splendido con pista in erba dove potersi allenare e non sulla sabbia come invece qui all’ippodromo. E poi se c’è in corso una derattizzazione, come qualcuno ha sottolineato, vuol dire che c’erano persone che non tenevano le cose nel modo dovuto».
I cori fuori dalla sala stampa continuano per una buona mezzora. «L’ippica non si fa al tavolo… andate a lavorare».
Borghi e soci non accettano la definizione di “speculatori edilizi”: il destino delle scuderie, secondo il presidente della Varesina, sarebbe blindato non tanto nella destinazione d’uso dell’area, che è di circa 25 mila metri quadrati, quanto nelle volumetrie. « In via Galdino – spiega il presidente della Varesina – ci sono fabbricati per circa 5 mila metri quadrati, in tutta l’area tra le scuderie e l’AtaHotel ce ne sarebbero poco meno di 10 mila. E siccome non siamo una società immobiliare, non vogliamo fare nessuna speculazione edilizia. Tra l’altro poco conveniente di questi tempi. Noi puntiamo alla riqualificazione e sviluppo dell’ippodromo per un rilancio delle attività».
In questi giorni allenatori e proprietari hanno a loro volta lanciato l’idea di costituire una cooperativa per acquistare le scuderie. Borghi si dice disponibile: «Quanto vale l’area? Ah, non saprei, non abbiamo fatto ancora una perizia. Naturalmente a prezzi di mercato».
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