«La cava ci riguarda e abbiamo diritto di dire “No”»
Il Comitato di associazioni che si batte contro la riapertura replica alle dichiarazioni degli attuali proprietari invitandoli ad ascoltare la voce dei cittadini
Il dibattito aperto attorno alla Valle della Bevera e alla cava di Cantello è stato accolto con soddisfazione dal Comitato di associazioni che si batte contro la riapertura della cava. In particolare, l’attenzione della amministrazioni pubbliche getta nuova luce su una questione aperta. Il Comitato da tempo si batte perchè si arrivi a un’azione congiunta a difesa del territorio.
«Di fronte a queste soddisfazioni – si legge in una nota del Comitato – si impongono anche però alcune precisazioni all’intervento del rappresentante Italinerti che ha improvvisato una conferenza stampa a margine di quella della Giunta Provinciale di giovedì. Alle prese di posizione di Italinerti si può in realtà replicare brevemente:
1. non ci sembra molto corretto, fra i molti pareri tecnici e scientifici pertinenti, scegliere di menzionare pubblicamente soltanto quelli grossomodo favorevoli
2. troviamo un po’ curiosa la presentazione di Italinerti come una sorta di Davide che lotta contro il "Golia" delle Associazioni Ambientaliste, ci sembra che chiunque conosca anche vagamente la materia abbia un’idea piuttosto precisa di chi sia più o meno potente
3. restando controversa, tra testimonianze contrapposte, la vicenda circa il periodo di abusivismo della cava, se cioè anche Italinerti abbia o meno proseguito gli scavi abusivi della precedente proprietà, segnaliamo che comunque quando l’azienda acquistò l’impianto, circa a metà anni ’80, acquistò certamente quella che ai tempi era una struttura abusiva.
Ciò però che vorremmo, con forza, rimarcare è un punto diverso: rispetto alla cava si è determinata un’opposizione vastissima del territorio, comprendente associazioni (anche non espressamente ambientaliste), amministrazioni locali, tutti i partiti politici, la cittadinanza unanime. Come può Italinerti liquidare queste espressioni come frutto di "mala informazione"? Come può suggerire una strumentalizzazione politica? Di chi, visto che le forze sociali e politiche sono unanimi? Soprattutto come può Italinerti pensare di operare per diversi anni a venire in una realtà dove tutta la cittadinanza si esprime con forza contro il progetto di "recupero"? La democrazia, in tue le sue legittime espressioni, è un fatto importante in questo Paese e se, in ultima analisi, la posizione del cavatore è quella di dire: “abbiamo presentato il progetto secondo l’iter previsto, ora il punto di vista dei cittadini non è rilevante” il minimo che possiamo dirgli è che non siamo d’accordo: i cittadini hanno diritto di decidere in modo consapevole e informato sulle scelte che incidono così pesantemente sul loro territorio. Come si pensa potranno reagire se, invece, gli si dice che questo diritto lo hanno perso per un pugno di carte bollate che un’impresa ha depositato anni fa mentre solo pochi ambientalisti prestavano attenzione?».
Vicepresidente Arci provinciale
Coordinatore provinciale Legambiente
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