150mila euro per salvare bus e posti di lavoro. Ma il comune non li ha
Il futuro del trasporto pubblico in città è ancora incerto e per salvarlo servirebbero 150mila euro, che il comune non è intenzionato a trovare. E le opposizioni attaccano la giunta: “preferite il Baff al trasporto pubblico”
Dal 1 aprile Busto potrebbe raggiungere un poco invidiabile primato: esempio unico in Italia (e forse nel mondo) di città da 80mila abitanti senza un servizio di trasporto pubblico. Se infatti non si interverrà in qualche modo, dal prossimo mese Stie cesserà il servizio lasciando a piedi i suoi passeggeri e a casa 95 dipendenti. Eppure per salvare tutto e tutti servirebbero “solo” 150mila euro. E’ lo stesso assessore Claudio Fantinati a calcolarlo all’interno della commissione trasporti riunitasi il 20 marzo. «Stie denuncia uno sbilancio economico di 150mila euro sulla nostra città -analizza l’assessore- ma se dovessimo intervenire questo equivarrebbe a quadruplicare il costo iniziale del servizio». Esborso che il comune non sarebbe disposto a sostenere e che avvolge in un futuro incerto gli autobus, almeno «fino a giovedì prossimo, quando avremo un incontro con l’assessore regionale».
E’ a quella data che l’assessore guarda per capire se e come salvare il servizio ma di una cosa sola è certo: «comunque andrà, la fascia scolastica sarà salvata». Il rischio quindi di studenti abbandonati alle fermate in attesa di autobus che non passeranno sembra essere scongiurato grazie al fatto che «il comune ricorrerà a risorse interne». Ma di “risorse interne” per le altre fasce non ce ne sono ed è proprio su questo punto che le opposizioni si accendono. «Con una delibera della giunta avete speso 100mila euro per un evento effimero come il Baff -attacca il consigliere PD Angelo Verga– e adesso dite che non potete trovarne 150mila per salvare un servizio così importante?». Sulla stessa linea tutto il fronte democratico con Valerio Mariani che evidenzia come «dopo vent’anni di politica di centro destra siamo arrivati a privati che ogni 3 mesi ci minacciano per avere più soldi» ed Erica D’Adda che ricorda come «la svendita di Agesp doveva essere la soluzione di tutti i mali, e invece eccoci qui». Anche il senatore Rossi è critico verso la gestione chiedendo «una rivoluzione, anche tornando alla gestione pubblica, che la società civile ci impone».
L’assessore Fantinati ascolta precisando tuttavia che «l’impegno dell’amministrazione non abbia raffronti in nessun’altra città» e questo sarebbe testimoniato dal fatto che «abbiamo investito risorse straordinarie per un servizio che non ha migliorato la sua qualità». Tuttavia, con la gara provinciale arenata in tribunale e quella locale che è ancora in fase di definizione, il futuro del servizio pubblico e dei lavoratori rimane nebbioso. L’assessore, con un pubblico mea culpa, ammette errori delle precedenti amministrazioni nella gestione della questione convinto però del fatto che «non può essere il Comune a salvare un’azienda privata che raccoglie solo 300mila euro all’anno in biglietti».
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