Fermiamo la “febbre” della terra per salvare il pianeta
Si è tenuto questa mattina, giovedì 29 marzo, al Centro Congressi Ville Ponti il convegno "Vive solo chi si muove" con oltre 400 partecipanti. Un progetto per attuare opere di riqualificazione ambientale
Un’ampia e attenta platea, proveniente da tutta Italia e composta da circa 400 ricercatori, amministratori, tecnici e semplici cittadini, ha partecipato al convegno “Vive solo chi si muove” in corso giovedì 29 marzo, nella Sala Napoleonica di Ville Ponti a Varese.
L’incontro è stato organizzato da Provincia di Varese, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo
e LIPU-BirdLife Italia con il patrocinio dell’Ordine degli architetti di Varese per vagliare le possibili soluzioni volte a contrastare la frammentazione del territorio, causa principale della perdita di biodiversità. «Un esempio virtuoso in questo senso viene proprio dalla Provincia di Varese – commenta Dario Galli, Presidente Provincia di Varese, che ha aperto la sessione di lavoro di questa mattina -. Insieme a Regione, Fondazione Cariplo e LIPU-BirdLife Italia, stiamo portando a termine il progetto “Rete biodiversità” teso a realizzare uno studio di fattibilità sulla tutela di due corridoi ecologici tra il Parco del Campo dei Fiori e il Parco Lombardo della Valle del Ticino attraverso opere di riqualificazione ambientale e di deframmentazione, come i sottopassi stradali, indispensabili per permettere alla fauna di superare strade, canali e ogni altro tipo di sbarramento artificiale».
I risultati del progetto “Rete Biodiversità” sono stati illustrati oggi in una pubblicazione curata da Fondazione Lombardia per l’Ambiente e LIPU-BirdLife Italia, con il contributo di Fondazione Cariplo, e distribuita gratuitamente ai partecipanti dal titolo: "La connessione ecologica per la biodiversità – Corridoi ecologici tra Parco del Ticino e Parco del Campo dei Fiori”. Con questo studio sono stati individuati e descritti nel dettaglio 54 varchi critici in grado di interrompere la continuità ecologica tra ambienti e fornite le indicazioni per difendere la capacità del varco di connessione tra gli habitat, affinché la fauna possa muoversi con più sicurezza.
«Stiamo parlando di un percorso di progettazione molto importante, certificato anche dall’indiscusso livello dei partner del progetto – ha dichiarato Dario Galli, Presidente della Provincia di Varese – la nostra provincia si conferma quindi un modello anche sotto questo profilo, dal momento che riesce a creare un equilibrio tra una forte antropizzazione del territorio, soprattutto nel basso Varesotto, con la tutela di tutte quelle zone di grande valore ambientale, concentrate per lo più, ma non solo, nella zona dei laghi. Iniziative come questa danno immediatamente la percezione di quanto la difesa e la conservazione del patrimonio naturalistico sia anche per noi una priorità e al contempo un fattore attrattivo e aggregante».
«I due corridoi prealpini hanno un ruolo cruciale nella Rete Ecologica Regionale, un’infrastruttura verde indispensabile al mantenimento della biodiversità e la cui importanza strategica supera i confini regionali» ha commentato Alessandro Colucci, Assessore regionale ai Sistemi Verdi e Paesaggio della Regione Lombardia «Il collegamento tra l’arco alpino e la penisola italiana attraverso la Pianura Padana – ha aggiunto Theo Van Der Sluis, dell’istituto di ricerca olandese ALTERRA – è di fondamentale valore non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa, perché rappresenta un insostituibile anello di congiunzione tra i Paesi del nord e il Mediterraneo».
«Che i corridoi ecologici che cingono il lago di Varese rappresentino due valichi strategici per la biodiversità è dimostrato anche dal recente finanziamento europeo ottenuto dall’attuale progetto “Tib”, promosso dagli stessi attori di “Rete biodiversità” per attuarne gli intenti attraverso una serie di opere concrete», ha ribadito Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo.
«”Tib”- ha ricordato Angelo Salsi, responsabile dell’unità Life Natura della Commissione europea – è cofinanziato dal programma Life, che da vent’anni rappresenta lo strumento privilegiato di finanziamento europeo a favore dei progetti in difesa della natura».
Il contributo di Life, dunque, è essenziale per programmare una lungimirante pianificazione del territorio. «Ridurre il consumo di suolo o, comunque, ripristinare le connessioni ecologiche anche in territori fortemente urbanizzati non può più essere considerato un optional – spiega Fulvio Mamone Capria, presidente di LIPU-BirdLife Italia – L’artificiale isolamento causato dalla frammentazione umana può provocare la perdita di numerosi esemplari e la riduzione delle specie animali e vegetali, rischiando di compromettere seriamente i delicati equilibri degli ecosistemi da cui anche la vita dell’uomo dipende. La stessa Comunità Europea ha stimato che entro il 2050 la perdita di servizi ecosistemici come le risorse di acqua potabile causerà una riduzione del PIL mondiale pari a circa il 6 per cento».
La mancanza di connessioni ecologiche accentua le difficoltà della fauna selvatica, costretta a muoversi anche a causa dei cambiamenti climatici in atto a livello locale e planetario. «I cambiamenti climatici in atto stanno fortemente accentuando il fenomeno della migrazione animale – sottolinea Giuseppe Bogliani, dell’Università di Pavia -. Un esempio eclatante per la fauna italiana è quello dell’istrice, fino a qualche anno fa insediato nel Sud e nel Centro Italia, ma ormai avviato in direzione delle regioni del Nord in cerca di fresco, come dimostrano recenti avvistamenti sul Po. Un’anomalia preoccupante, perché l’irreversibile aumento delle temperature procede ad un ritmo troppo elevato per le capacità di adattamento di animali e piante e le specie sono continuamente costrette a fuggire in cerca di habitat più favorevoli alla loro sopravvivenza. Ma gli sbarramenti umani rendono spesso impossibili gli spostamenti, condannando intere popolazioni animali o vegetali al rischio di estinzione».
«L’inarrestabile rialzo del termometro ci chiama in causa direttamente, perché sono ormai numerose le evidenze in merito alla responsabilità dell’uomo circa il cambiamento climatico in atto – chiosa Luca Mercalli, climatologo noto per la sua partecipazione alla trasmissione di Rai3 “Che tempo che fa” -. Fermare la “febbre” della Terra e tutelare la biodiversità, dunque, si può e si deve. Per non
scoprire troppo tardi che il campanello d’allarme sta suonando anche per noi».
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