“Palchi come cattedrali e lo stress per chi lavora aumenta”
Intervista a Roberto Milanesi, esperto del settore che spiega come è cambiato il lavoro in più di 30 anni di carriera: "Tragedie come quella di Reggio non accadono spesso, ma l'attenzione va tenuta alta"
Roberto Milanesi lavora nel mondo dello spettacolo dal ’76. È colui che gestisce la parte tecnica degli spettacoli: service, montaggio e smontaggio del palcoscenico, luci, scenografia e tutto ciò che serve per la realizzazione di un concerto o di uno spettacolo teatrale. A Varese lavora anche per il Teatro Apollonio di Piazza Repubblica dove, da dieci anni, è direttore tecnico ed è portavoce dell’Associazione Nazionale Service, parte di Asso Allestimenti. La morte a breve distanza di due ragazzi mentre montavano il palcoscenico per un concerto, a Trieste e Reggio Calabria, porta a riflettere su questo settore del mondo del lavoro. «Non bisogna strumentalizzare i fatti – spiega Milanesi -. La morte di questi ragazzi tocca profondamente tutti noi ma il nostro è un settore dove non c’è una grande incidenza di fatti come questi. Certo, le cose vanno cambiate».
Montaggio e smontaggio di un palcoscenico avvengono solitamente nel giro di due giorni. Si inizia la mattina, si svolge lo spettacolo, e si chiude la sera stessa. Per quando riguarda i grandi eventi, come il concerto di un “big”, i giorni possono essere anche due o tre. «Quando si lavora in modo serio ci sono persone con compiti ben precisi, ognuno fa il suo lavoro e i turni non superano mai le sette, otto ore al giorno. Il problema è che montiamo delle vere e proprie “cattedrali”, fatte di ferro e materiale pesante, questo certamente aumenta lo stress». Per lo più intorno ai venti/trent’anni, i ragazzi che lavorano in questo mondo sono legati a cooperative o sono liberi professionisti che vengono chiamati nel momento in cui c’è bisogno. «È difficile trovare persone che svolgono questo lavoro per molto tempo, quindi si cerca il personale in base alle consegne del service. Molti lavorano per otto mesi di fila e poi fermano per due mesi e così via». L’importanza, sottolinea Milanesi è invece, far capire a tutti l’importanza di svolgere il lavoro in qualità e sicurezza. «In questo ambiente siamo in tanti. C’è chi svolge il lavoro in modo sicuro e chi, invece, no. Quello che come Associazione Nazionale Service vorremmo far capire è che la sicurezza deve essere alla base di tutto. Molte volte chi svolge questo lavoro è portato a prendere consegne che giocano al “ribasso”, quindi si va a risparmiare sulla sicurezza. Lavoriamo con strumentazione costosa e pesante sulla quale non si può risparmiare ma non si deve risparmiare neanche sul resto».
Proprio per questo, l’associazione di cui è portavoce Milanesi sta attuando diverse iniziative che vogliono sensibilizzare tutti coloro che lavorano in questo ambiente a farlo in sicurezza. «La nostra categoria, quella dei service, non è riconosciuta come settore specifico. Chi è iscritto come artigiano, chi come libero professionista, chi come elettricista. Vorremmo invece che venissimo riconosciuti come categoria. Inoltre, lavoriamo con le normative di sicurezza dei cantieri e questo non è piu accettabile».
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