La cocaina fa ammalare. E va curata
L'Asl di Varese ha pubblicato un manuale sulla diagnosi, il trattamento e la riabilitazione delle persone dipendenti. L'Italia è il quarto consumatore mondiale di polvere bianca
La dipendenza da cocaina è una malattia. E va curata. Ne è convinto il Ministero della Salute che, nel 2006, affidò al Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl varesina il coordinamento di un progetto che promuovesse lo sviluppo di servizi specialistici di cura. Quei progetti furono potenziati dalla Regione Lombardia nel 2007 mentre nel 2010 il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga chiese la predisposizione di un manuale tecnico-scientifico con le più aggiornate conoscenze in materia di diagnosi e cura della dipendenza da cocaina, perchè venisse distribuito tra medici di base e specialisti.
L’Italia è il quarto paese al mondo per consumo di "polvere bianca", dopo Stati Uniti, Regno Unito e Spagna. Si stima che almeno 14 milioni di europei l’abbiano provata almeno una volta (,4,1%) e che circa 4 milioni ne abbiano fatto uso nell’ultimo anno (1,3%). La cocaina è la terza sostanza, dopo la cannabis e gli allucinogeni, diffusa tra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni. Tra gli adolescenti, inoltre, le percentuali di consumo salgono rispetto alla media della popolazione nazionale: quasi il 5% dei diciannovenni maschi ( meno diffuso tra le ragazze 2,2%) ha consumato cocaina, percentuale che scende al 3,5% tra i neo maggiorenni e al 3% tra i diciassettenni. Nella nostra provincia, la situazione è leggermente più confortante rispetto alla media lombarda: i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che consumano cocaina sono il 3% contro il 3,2% anche se si notano piccole diversità tra maschi e femmine: mentre i ragazzi varesini sono meno dipendenti ( 3,7% contro il 4,5% lomardo) le varesine consumatrici sono più numerose della media regionale ( 2,3% contro il 2%).
«I problemi legati alla dipendenza hanno una cospicua componente culturale – spiega il dottor Vincenzo Marino, responsabile del Dipartimento delle Dipendenze – Si pensa, infatti, che l’uso di cocaina sia esclusivamente volontario e che si possa smettere quando si voglia. Invece, la dipendenza è una malattia che provoca cambiamenti neurobiologici. Ma non solo, almeno un terzo degli infarti in età giovanile è provocato dalla cocaina che restringe i vasi sanguigni. Chi si rivolge ai nostri servizi spesso è spinto dai problemi che incontra nei rapporti sociali o professionali. Viene e ci chiede di poter trovare un compromesso tra i suoi rapporti a pezzi e la voglia di poter continuare a beneficiare del finto benessere che crea la sostanza. Il momento più delicato per noi è quello di motivare i dipendenti a smettere di cercare il piacere».
Il manuale con le linee operative si articola in cinque sezioni : le prime quattro ripercorrono il percorso di cura del cocainomane dalla diagnosi al trattamento dettagliato per tipologia e per specificità diagnostico-terapeutiche dei pazienti. La quinta e ultima sezione si concentra sull’offerta assistenziale e sull’organizzazione degli interventi. Si approfondiscono i criteri diagnostici, i trattamenti farmacologici e quelli psico-sociali. Si delineano disposizioni particolari per alcune tipologie di pazienti: dagli adolescenti, alle gestanti, dai poliabusatori ai pazienti psichiatrici.
«La cocaina è la droga del nostro tempo – commenta il direttore generale dell’Asl Giovanni Daverio – Un tempo riservata ad alcune fasce della popolazione, ora è dilagante, soprattutto tra i giovani. C’è, a volte, la tendenza a sottovalutare i rischi ma le conseguenze dell’uso e dell’abuso sono altissimi e hanno costi sociali molto elevati. Il nostro compito è quello di prevenire e di promuovere stili di vita corretti che impediscano il diffondersi delle patologie».
Chiunque volesse verificare la propria dipendenza da cocaina può rivolgersi ai Sert della Provincia ed effettuare un esame del sangue ( o del capello): « La diagnosi precoce è importante – conclude il dottor Marino – intervenire tempestivamente evita danni molto più pericolosi».
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