“Latte Varese” punta agli immigrati e fa accordi con i bar

La cooperativa agricola "Latte Varese", che ha tra i suoi soci Comune e Provincia, ha stipulato un accordo con Confesercenti: prodotti nel listino scontati del 10% agli associati. A breve sarà lanciato il latte acidificato, il più amato dagli stranieri

Se vuoi fare la guerra ai ciclopi, devi aguzzare l’ingegno. Così ha fatto la cooperativa agricola “Latte Varese” che, per contrastare lo strapotere sul mercato delle multinazionali del latte, come la francese Lactalis (che vuol dire: Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Président), da una parte stringe accordi sul territorio con le associazioni di categoria, dall’altra lancia sul mercato nuovi prodotti.
Per le aziende iscritte alla Confesercenti sarà, infatti, applicato uno sconto del 10 per cento su tutti i prodotti presenti nel listino di “Latte Varese”, che comprende, oltre al latte fresco e a lunga coservazione, formaggi, yogurt e latte di capra. A breve sarà lanciato sul mercato un nuovo prodotto: il latte acidificato per soddisfare la domanda della comunità straniera varesina, soprattutto africana (magrebina) e sudamericana. Un mercato interessante, considerato che in provincia di Varese vivono oltre 76 mila stranieri (fonte Osserva.it). «Dobbiamo cercare di valorizzare i nostri prodotti – spiega Fabio Binelli, presidente della cooperativa “Latte Varese” – spesso sconosciuti dagli stessi cittadini. L’accordo con Confesercenti va in questa direzione perché rafforza e diffonde questa conoscenza».
L’agricoltura in provincia di Varese è una nicchia e la produzione di latte, che sfiora gli 8 milioni di litri l’anno (5 vengono pastorizzati, 3 vengono venduti sfusi), non è sufficiente a soddisfare la domanda interna. I produttori, grazie alla cooperativa, spuntano un prezzo (36 centesimi al litro) che gli consente di sopravvivere alla concorrenza spietata dei grandi gruppi, considerato che poi il latte sfuso viene venduto ai caseifici a 30 centesimi al litro. «So di fare una provocazione – aggiunge Carlo Crosti, responsabile commerciale della cooperativa – ma ogni sindaco, quando si apre un negozio nel suo paese, dovrebbe avere il coraggio di imporre la commercializzazione di prodotti locali».
Nella vicina Svizzera le cose vanno un po’ meglio. Le sagome delle mucche vengono piazzate persino nei distributori di benzina, perché i cittadini della Confederazione riconoscono il valore aggiunto per il loro paese della produzione di latte. «Da noi manca una regia di sistema, mentre in Svizzera le stalle vengono tutelate con delle leggi apposite» sottolinea Binelli. A dire il vero un pezzo di sistema è presente anche nella cooperativa agricola "Latte varese", in quanto tra i 35 soci figurano Comune e Provincia di Varese, ma evidentemente non basta perché hanno diritto a un voto, alla pari con tutti gli altri. In attesa di una vera regia, le multinazionali continuano la loro opera di conquista abbassando il prezzo al di sotto di un euro anche ai distributori di latte crudo, azzerando così una fonte di reddito integrativo, in alcuni casi vitale, per i produttori locali.
E’ comunque la grande distribuzione la grande “imputata” in questo processo che vede contrapposti interessi locali e interessi globali. Gianni Lucchina e Cesare Lorenzini, rispettivamente direttore e presidente di Confesercenti, annuiscono un po’ preoccupati. «Se andiamo avanti di questo passo, sul territorio non rimarranno più produttori agricoli e quindi prodotti alimentari» commenta Lorenzini, citando i dati allarmanti diffusi da Confagricoltura.
Lucchina punta invece il dito sulle scelte politiche fatte in passato sugli orari di apertura e la "bulimica" presenza di centri commerciali sul territorio: «Hanno deciso di cambiare le nostre abitudini di vita, senza che noi lo volessimo».
Questo è il conto.

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Pubblicato il 26 Aprile 2012
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