Frontalieri: Roma trasferisca subito i soldi ai comuni

La Svizzera ha già versato i 23 milioni di euro dei ristorni all'italia. Gli amministratori dei paesi di confine ora temono che il governo ritardi il trasferimento dei soldi. Formigoni: «Andremo in delegazione da Monti per portare le richieste dei sindaci». Fontana: «Anche i sindaci nel loro piccolo s'incazzano»

«I soldi ci sono, li abbiamo già versati questa mattina a Roma». Giampiero Gianella, cancelliere di stato del Canton Ticino, è tra il pubblico e risponde da seduto a Pietro Roncoroni, presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera e sindaco di Lavena Ponte Tresa, che sta parlando al convegno sui ristorni dei lavoratori frontalieri insieme al governatore della Lombardia Roberto Formigoni. «Bene – continua serafico Roncoroni – adesso il Governo Monti deve garantire che li farà avere ai comuni entro dicembre di quest’anno».
Chiusa la “battaglia” con il Canton Ticino per avere i 23 milioni di euro residui dei ristorni, fino a ieri bloccati da Berna, ora si apre il fronte italiano.  Quando arriveranno quei soldi ai comuni? Questa è la vera domanda che rimbalza nelle teste dei tanti sindaci presenti alle Ville Ponti. Sul tavolo dei relatori, a cui siedono anche il sindaco di Varese Attilio Fontana, gli assessori regionali Raffaele Cattaneo e Luciana Ruffinelli, e il presidente della Provincia di Como Leonardo Carioni, compare un documento che sarà portato a Roma in delegazione per sostenere presso il governo una serie di questioni di ordine fiscale e patrimoniale. «Noi chiediamo – ha detto Formigoni – che venga applicata una norma, non contributi. Ci servono ulteriori 20 milioni di euro in via permanente con finalità specifica per evitare l’evasione fiscale sull’accise della benzina».
Alle Ville Ponti tira un’aria di grande fraternità politica, quasi che le bastonate delle recenti elezioni non abbiano lasciato alcun segno. Stefano Tosi, consigliere regionale del Pd, prende la parola per sottolineare «l’azione unitaria» e la necessità di «recuperare un rispetto reciproco tra i due stati».
Ci pensano gli oltre cento sindaci presenti in sala, arrivati fin dalla Valchiavenna, a sollevare una serie di questioni “calde”: gli ammortizzatori sociali (inesistenti per i frontalieri), le “discriminazioni salariali” tra svizzeri e italiani, la fuga degli imprenditori italiani oltre la frontiera dove trovano condizioni migliori per le loro imprese, soprattutto nel Vallese. Istanze vere, sentite, che Formigoni non si lascia sfuggire. «Tra le richieste che faremo a Monti – dice il presidente della regione Lombardia – ci sarà anche quella di proseguire, nell’ambito degli incontri già calendarizzati tra i governi dei due stati, un dialogo costruttivo con la Svizzera per dare completa attuazione all’accordo fiscale, trasferendo le risorse ai comuni entro l’anno. Inoltre, chiederemo al governo di affrontare anche le problematiche emerse durante questa riunione».
Fontana rispolvera una vecchia battuta, dedicandola ai suoi colleghi in sala: «anche i sindaci come le formiche ogni tanto s’incazzano. In questo caso si è usato il buon senso, oggi difficile da trovare in circolazione». 
Cattaneo guarda Gianella seduto in prima fila e lo cita più volte, come a voler sottolineare che quel dialogo esiste da tempo e che forse i problemi sono ben altri, come ad esempio la famigerata black-list (la lista nera degli stati considerati paradisi fiscali) in cui è stata inserita anche la Confederazione elvetica. «Alcune posizioni del governo – dice l’assessore regionale alle Infrastrutture – noi non le condividiamo. Non si puo trattare la Svizzera come le isole Cayman».

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Pubblicato il 09 Maggio 2012
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