Geologi dell’Insubria in Emilia per studiare il terremoto
Franz Livio e Roberto Gambillara, ricercatori dell’Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, sono in Emilia Romagna nelle zone colpite dal terremoto: da anni studiano la "dorsale Ferrarese"
Da domenica 20 maggio i dottori Franz Livio e Roberto Gambillara, ricercatori dell’Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, sono in Emilia Romagna nelle zone colpite dal terremoto, per effettuare i rilievi geologici in fase emergenziale per valutare l’andamento della crisi sismica. Gli studiosi, coordinati dal professor Alessandro Michetti, docente di Geologia presso lo stesso Dipartimento, da qualche tempo conducono degli studi sulla zona colpita dal sisma, zona definita dai geologi “Dorsale Ferrarese”.
«Questa struttura è oggetto di studi da parte di vari gruppi di ricerca italiani, fra i quali il nostro Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia-DSTA, che svolge dall’aprile 2005 proprio in quell’area al confine fra Brescia, Cremona, Modena e Ferrara, analisi paleosismologiche – vale a dire l’analisi dei terremoti del passato sulla base dei loro effetti geologici al fine di valutare la pericolosità sismica di un’area» spiega il professor Michetti, che martedì 22 maggio raggiungerà i colleghi nell’epicentro del terremoto.
«La Dorsale ferrarese rappresenta un pezzo di Appennino collinare che non vediamo solo perché è nascosto dai depositi alluvionali dei fiumi che scorrono in quest’area (Enza, Secchia, Panaro e Reno), basterebbe però solo togliere i sedimenti che lì si sono depositati negli ultimi 15000 anni, e ci troveremmo davanti un paesaggio del tutto simile a quello delle colline bolognesi o modenesi o reggiane o parmensi. Il terremoto quindi, non è una novità anche per questa zona – aggiunge il professor Michetti – storicamente, i più forti eventi verificatisi nella Dorsale Ferrarese, sono di Intensità tra il VII-VIII della scala MCS (Mercalli – Cancani – Sieberg) e in particolare essi si sono verificati nel 1806, nel 1810, nel 1832 e nel 1928. I dati di tettonica attiva, ci mostrano però – come descritto in un nostro lavoro ora in corso di stampa – che la Pianura Padana (e quindi anche quest’area) non è dissimile dalle altre aree sismiche del territorio nazionale. Pertanto – conclude Michetti – con i dati oggi in nostro possesso possiamo escludere il verificarsi di terremoti di Magnitudo superiore a 7; ma nello stesso tempo non possiamo escludere nell’area epicentrale del terremoto di ieri notte scosse di Magnitudo intorno a 6.0-6.5 e quindi Intensità del IX grado MCS».
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