Enzo Laforgia: commissario al Collegio Rotondi
Il docente di storia e filosofia al liceo classico di Varese sarà commissario esterno a Tradate. Ecco cosa pensa dell'Esame di Stato e di come devono comportarsi gli studenti
Enzo Laforgia è il commissario esterno ai licei classico e scientifico del Collegio Rotondi di Tradate. Sarà il docente di filosofia, materia che insegna al liceo classico Cairoli di Varese. Appassionato di storia ma anche di tecnologia, sta conducendo un lavoro di recupero di documenti e testi nel liceo varesino, per restituire, in forma digitale, la memoria della città.
Cos’è per lei l’Esame di Stato?
Mentirei se non dicessi che i primi sentimenti che ogni anno scatena in me la nomina a Commissario d’Esame (ogni anno!) sono rispettivamente: rancore nei confronti del genio maligno che governa il grande calcolatore ministeriale, al quale non sfugge mai il mio nome; invidia rabbiosa per i colleghi che hanno attraversato indenni i misteriosi algoritmi del grande calcolatore ministeriale e che, ben conoscendo il mio destino, mi chiedono con un ingenuo sorriso stampato sul volto già rilassato: «Sei stato nominato?».
Tuttavia, l’esperienza di Commissario esterno rappresenta la rara occasione per confrontarsi con un’altra scuola, con un altro modello di organizzazione, con altre modalità di costruire il programma di quelle stesse materie che anch’io insegno. E spesso si scorgono, dietro i programmi svolti, i percorsi realizzati e la preparazione degli studenti, eccellenti professionalità da cui imparare, da cui cogliere suggerimenti.
Come si deve preparare uno studente?
Innanzitutto tapparsi le orecchie di fronte a mamme e vecchie zie, che, avendo sostenuto l’esame
di maturità nel secolo scorso si sperticano in consigli pensando di essere delle professioniste della
preparazione (che, chissà perché, prevede sempre tisane e riti scaramantici). Lo studente dovrebbe aver iniziato la preparazione almeno dal primo giorno di scuola di quest’ultimo anno. Il tempo che rimane lo dedichi alla cura dell’esposizione e alla limatura della preparazione. Ormai, i giochi sono fatti.
È severo?
Certamente no! (Ma cos’è questa protuberanza che mi cresce sotto gli occhi?) La domanda è mal posta: il commissario d’esame si muove all’interno di quel perimetro che è stato definito dalla Commissione e nel rispetto dello studente e del lavoro del Consiglio di Classe. Capita talvolta che qualche insegnante, travolto da una eccessiva autostima, utilizzi il colloquio per dare pubblica
esibizione della propria sconfinata preparazione, dimenticandosi che è sempre molto più facile porgere delle domande che fornire delle risposte. Ma è compito della Commissione e del suo Presidente frenare simili manifestazioni di esibizionismo (che, per la infinità varietà dei casi umani, purtroppo possono verificarsi). Insomma, lo studente è garantito dalla serietà della Commissione nella sua interezza.
Quali argomenti della sua materia predilige?
Questo non ha rilevanza ai fini del colloquio. Mi adeguo al programma e al taglio dato dal collega, se questo può ricavarsi chiaramente dal documento predisposto dal Consiglio di Classe. Spesso riprendo le esche che lo studente avrà avuto l’accortezza di seminare nella prima parte dell’esame, abboccando felicemente. E comunque, come ribadisce l’Ordinanza ministeriale anche per quest’anno, il colloquio deve fare «riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato nella classe durante l’ultimo anno di corso».
Cosa non deve fare uno studente e cosa lei non tollera?
Dallo studente, come da chiunque, pretendo lo stesso rispetto che cerco anch’io di osservare. Il rispetto scaturisce dalla consapevolezza del luogo in cui ci si trova, del ruolo che si riveste e dei compiti che ci attendono.
Quanto deve durare il colloquio orale?
Anche la durata viene stabilita dalla Commissione. In genere può essere sufficiente un’ora o poco più. Ma anche il tempo è funzionale alla possibilità che il candidato possa esprimersi nel modo migliore e serenamente.
Un consiglio per i ragazzi che incontrerà
Non pensino che l’esame ribalti (o possa ribaltare) il giudizio che è stato formulato dal loro Consiglio di Classe. Credo che lo scopo sia, da parte degli esaminatori, trovare conferme di ciò che è stato dichiarato e certificato (senza trucchi e senza inganni!). Questa prova, che certo non è facile, non va affrontata con l’orgasmo che accompagna l’attesa dell’estrazione del numero fortunato. Prima dell’Esame di Stato, tutti – studenti, insegnanti, famiglie – farebbero bene a sottoporsi ad un serio e rigoroso esame di coscienza.
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