Incendio alla Lab, chiesta la cassa integrazione
L’azienda dichiarata inagibile: compromesso l’impianto elettrico e parte della copertura. Preoccupato il sindacato
Otto dipendenti per i quali è stata chiesta la cassa integrazione a zero ore. Un’unità produttiva compromessa, che, tra l’altro, fungeva da traino per il gruppo di cui è composto la Lavorazioni Alluminio Brenta, azienda di Cocquio Trevisago andata in fiamme lunedì scorso.
«Siamo molto preoccupati per la situazione lavorativa, oltre che per il danno subìto l’azienda – spiega Francesca De Musso della Fiom, la categoria della Cgil che rappresenta il settore metallurgico – . La LAB è composta da due stabilimenti: uno di Brenta e uno di Cocquio Trevisago. Aveva già beneficiato della cassa integrazione». (nella foto di Riccardo Caneva, l’incendio lunedì scorso)
Nonostante la cassa integrazione, spiegano dal sindacato, l’azienda lavorava: in tutto sono assunti 10 dipendenti a Brenta e 8 a Cocquio Trevisago.
«È proprio a Cocquio che la LAB ha la sua produzione più apprezzata – spiega De Musso – . L’azienda si occupa di galvanica e produzioni di oggettistica in alluminio opaco e lucido. Nell’impianto di Sant’Andrea è andata compromessa proprio quest’ultima produzione,
la più appetibile sul mercato».
Per questo l’azienda ha già fatto richiesta all’associazione di categoria (Api) di cassa integrazione a zero ore. La richiesta verrà evasa all’Inps.
«Per la cassa non vi sono problemi – spiega la sindacalista – . La maggior preoccupazione sta nei tempi in cui l’azienda potrà tornare a far lavorare i dipendenti». Su questo dal comune non sanno ovviamente dare una risposta: «Dipende dal privato: noi abbiamo decretato l’inagibilità dello stabile – spiegano dall’ufficio tecnico di Cocquio Trevisago – . Risulta compromesso l’impianto elettrico e parte della copertura è andata distrutta».
Sempre secondo l’ufficio tecnico «alcune materie prime impiegate nella lavorazione non sono state toccate, come riferito dai rilievi tecnici dell’Arpa».
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