Khouribga, il bar del deserto dove il miraggio è Lonate Pozzolo

Nella città del Marocco la disoccupazione è alta e si emigra: da lì partono i manovali della droga e del mattone. Fin dagli anni Ottanta Lonate è stata una delle destinazioni preferite

Lonate Pozzolo generica

Su uno dei boulevard, tra polvere e palme nelle aiuole, c’è persino un bar che celebra il paese lontano dove gli emigranti hanno trovato pane e a volte fortuna: il Bar “Lonate”.
Khouribga è una città mineraria del Marocco di 172mila abitanti, ai margini del deserto da cui si cavano i fosfati spediti poi per nave all’industria chimica. Il paesone ai margini di Malpensa è un posto noto: al pari di città come Torino e Napoli, è uno dei luoghi dove sono emigrate le famiglie di Khouribga, con la differenza che Lonate, rispetto alle città, non è niente più che un paese.

Oltre al “Bar Lonate”, c’è persino un altro bar – il cafè Moro – che porta quasi lo stesso nome di un bar di Lonate, quello dove – sia detto per inciso – finì ammazzato Giuseppe Russo, nel mezzo della guerra interna alla ‘ndrangheta che insanguinò Legnano e Lonate.

Nella città del Marocco – “capitale mineraria”, si legge ovunque – il sottosuolo è ricchissimo, si dice che persino l’acqua dei pozzi sia mezza avvelenata dai fosfati che stanno ovunque nella terra.

I fosfati dalle miniere, sui treni, vanno verso i porti del Mediterraneo o gli impianti di trattamento, per trasformarsi in materia prima per l’industria e in quattrini perla limitatissima classe agiata del Marocco.

Ma qui – nel Marocco ai margini del deserto, lontano dalle coste – la disoccupazione è ancora più feroce e spinge ancora i giovani a scappare, a “bruciare la frontiera” per venire in Europa, a cercare fortuna o anche solo per sfuggire all’inazione di una vita consumata in attesa del lavoro e delle possibilità. In città convivono i passeur (i trafficanti di migranti), i poliziotti corrotti che collaborano con loro, le associazioni che cercano di ricostruire le storie di chi è scomparso nel Mediterraneo. E anche in anni recenti – a marzo 2011 – ci sono state rivolte per chiedere lavoro, un abbozzo di primavera marocchina mai decollata, a differenza della vicina Tunisia (nella foto a destra).

Da Khouribga i primi emigranti partirono per Lonate Pozzolo negli anni Ottanta, anni di tensione nel Regno del Marocco, dopo le gravi rivolte d’inizio decennio che fecero centinaia di morti, tra la regione mineraria e Casablanca riottosa. Gli emigranti partirono prima soli, poi con le famiglie, i figli piccoli. Se si potesse scorrere i nomi di tanti muratori che si son spaccati la schiena per anni nei cantieri tra il Varesotto e il Milanese passando per Malpensa, si scoprirebbe che tanti hanno come luogo di provenienza proprio Khouribga. Ma in mezzo agli emigranti onesti lavoratori c’era anche gente che in Italia ha avuto una vita pericolosa, inseguita dalla Polizia. Malavitosi che alla fine sono rientrati in Marocco, un po’ per sfuggire alla giustizia italiana, un po’ per mettere a rendita con un’attività legale i soldi fatti con la droga smerciata in Italia, nella zona vicino a Malpensa, ai margini del sistema ben retto dalle famiglie calabresi che allora controllavano soprattutto il traffico di eroina, oltre naturalmente agli affari legati al ciclo del cemento, del movimento terra, dell’edilizia. Della cittadina sono originari i ragazzi accusati oggi di gestire lo spaccio di droga nel centro di Lonate, dopo qualche anno di lavoro regolare, perso in qualche caso per colpa della crisi economica. Due vie diverse d’emigrazione – una maggioritaria pulita, l’altra illegale – che forse a volte si trovano sedute una accanto all’altra, ai tavoli del Bar Lonate di Khouribga.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Giugno 2012
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