Quando i cani erano di “razza cinofila”

Una cena tra "vecchi" e "nuovi" giornalisti offre lo spunto per profonde riflessioni: come è cambiato il modo di fare informazione? Era davvero meglio un tempo, quando anche i refusi non si potevano cancellare con un "clic"?

Premiati dall’Ordine regionale per i loro 50 anni di giornalismo, Ettore Pagani come pubblicista, Gaspare Morgione come professionista, essendo ufficialmente “senatori” della stampa varesina hanno voluto trascorrere una serata davanti a una polenta con i loro “cuccioli” degli Anni 70, oggi essi pure dai capelli spruzzati di grigio.
Ospiti della serata un collega…fuori quota, un amico caro, Marco Giovannelli, direttore di Varesenews, avanguardia battagliera dell’on line, e il sottoscritto, candidato per il 2013 allo scranno dal quale oggi Morgione e Pagani esibiscono fieri la loro medaglia d’oro.
Una serata vivacissima, senza la malinconia del reducismo, un incontro che si presta a più letture. Ne faccio qualcuna. Intanto la certezza che la scuola del giornalismo varesino è cresciuta nel tempo e oggi è di ottimo livello: nei mass media locali ci sono colleghi molto preparati mentre si annunciano giovani destinati a continuare quella che è ormai una tradizione, onorata anche a livello nazionale in giornali e televisioni da presenze varesine di notevole profilo.
Non a caso ho parlato di una scuola: infatti è diventata tale anche per l’esempio di professionalità e di civiltà dato da Mario Lodi, direttore storico della Prealpina dopo Giovanni Bagaini, il fondatore del quotidiano.
Le generazioni degli anziani e degli ex cuccioli hanno storia diversa da quella che Giovannelli e i suoi ragazzi, tutti già nel futuro, a Varesenews stanno scrivendo da tempo e con grande successo. La carta stampata è in crisi, è messa nell’angolo dai nuovi mezzi di comunicazione, deve ritagliarsi un ruolo nuovo, forse potrà essere quello dell’approfondimento, lontano cioè da quel vivere di corsa legato alla velocità e all’immediatezza dell’on line e del video. Un vero turbine da fronteggiare, per di più alimentato da migliaia di nuovi giornalisti, cioè i lettori stimolati ed entusiasti di diventare aggressivi reporter.
Ecco allora la necessità di una preparazione e di un approccio nuovi da parte dei professionisti dell’informazione stampata: devono diventare anche bravi ufficiali di rotta e offrire opportunità di riflessione. Meditare è esercizio meno agevole davanti al video o al monitor. La carta stampata in difficoltà significa per certi versi anche diminuzione di allegria.
Attorno alla polenta l’amarcord dei refusi e delle sviste tipografiche pubblicate ha provocato risate a non finire: dal cane di "razza cinofila, alla necessità di donare sangue “perché nella notte i ladri hanno svaligiato la ditta di vini Rota" oppure ecco la mostra "dedicata a tre categorie di artisti: scultori, pittori e svizzeri".
Gli errori non mancano anche oggi, nemmeno nell’ on line, ma è cambiata l’atmosfera, in genere si dà via libera alla frenesia e chi lo fa forse si ritroverà vecchio, sfiatato e dimenticato prima di quanto possa immaginare. Non è mancato il ricordo della città e di storie amare perché alla fine era poi un incontro tra cronisti. Nessuno ha dimenticato l’assassinio di Lidia Macchi ed era scontato che i ladri politici di oggi richiamassero alla memoria dei presenti i loro colleghi di ieri. Davvero a Varese non ci siamo mai fatti mancare niente. Ma per la città è stato importante che i giornalisti l’abbiano raccontato bene. E bene continuino a farlo oggi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Ottobre 2012
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