Lo strappo della Fisac Cgil
Martedì notte la delegazione della Fisac Cgil ha abbandonato il tavolo nel pieno della trattativa negoziale per «l’impossibilità di rispettare gli impegni assunti con i colleghi nelle assemblee delle scorse settimane»
Lo strappo è avvenuto martedì notte, dopo quasi due mesi di trattative. La delegazione della Fisac Cgil ha abbandonato il tavolo nel pieno della trattativa con il Gruppo Ubi Banca mentre si decideva il destino di 1.500 lavoratori. Un abbandono che secondo la Fisac era più che motivato perché si era «nell’impossibilità di rispettare gli impegni assunti con i colleghi nelle assemblee delle scorse settimane». A quel punto la delegazione della Cgil avrebbe proposto alle altre organizzazioni di sospendere i lavori e di invitare unitariamente l’azienda a ripresentarsi al tavolo di trattativa con una formulazione del testo di accordo che accogliesse effettivamente le richieste sindacali. «Preso atto dell’indisponibilità degli altri sindacati a lavorare nel rispetto del mandato ricevuto dai colleghi – spiega il segretario provinciale Ludovico Reverberi (foto sopra) – abbiamo deciso di non procedere in una trattativa che ha quale costante la riduzione dei costi di 115 milioni di euro esclusivamente a carico dei lavoratori da raggiungersi in forma sostanzialmente obbligatoria. Il tutto a conferma integrale degli obiettivi che Ubi si era data all’avvio della procedura in settembre e che il tavolo sindacale aveva unitariamente respinto con la conclusione senza accordo della procedura il 17 ottobre. Il risparmio di costi avrà quale risultato certo la distribuzione di un maggior dividendo agli azionisti e un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e di lavoro dei dipendenti».
L’accordo raggiunto e sottoscritto dalle altre sigle sindacali avrà comunque effetto "erga omnes", cioè svolgerà i suoi effetti nei confronti di tutti i lavoratori, compresi quelli iscritti alla Fisac-Cgil.
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