Un mistero in salsa russa
La storia del magnate russo Andrey Spiridonov: chi è, perché è scappato in Italia, e cosa vuole il giardiniere ucraino che ha inviato due misteriosi emissari bloccati lunedì sera dalla digos
Andrey Spiridonov, 42 anni, è un ex militare dei corpi speciali. Vicino agli ambienti del presidente Putin, per qualche motivo se ne distacca. Assistente parlamentare di un deputato moscovita, viene accoltellato da misteriosi sicari e scappa in Italia, dove affitta una villa a Viggiù. La Russia lo rivuole indietro perché accusato di aver truffato un imprenditore di nome Kirgizbaev (leggi l’intervista), nella vendita di valvole per macchinari petroliferi in Venezuela. Viene arrestato ma ha già lo status di rifugiato politico; i suoi avvocati si oppongono all’estradizione, viene rilasciato e gli viene anche restituita una valigetta con 650mila euro in contanti.
Lunedì sera la digos intercetta due ucraini (guarda il video girato in via Marcobi) un uomo e una donna, che entrano nel suo ufficio di via Marcobi, a Varese, e gli presentano una fattura di 34mila euro per le spese sostenute dal suo ex autista e giardiniere, un ucraino che si trova al suo paese. Spiridonov sostiene che questi lo minaccia: aveva presentato denuncia qualche settimana prima e l’incontro dovrebbe fornire la prova che è in atto un’estorsione. I due emissari vengono portati in questura ma il pm li denuncia per un esercizio arbitrario delle proprie ragioni, che è reato meno grave dell’estorsione con minacce. L’autista sembra che abbia affrontato un processo nel quale era coinvolto lo stesso Spiridonov e chiede che gli siano dati dei soldi per le spese legali.
Il magnate russo è davvero facoltoso, perché avrebbe di recente anche investito una somma importante in un albergo in Versilia, luogo preferito dai russi che vanno in vacanza in Toscana. Una cosa è certa: l’imprenditore russo ha un sacco di gente che lo sta importunando (denunciò un’aggressione a settembre), sarà forse perché ci sono di mezzo tanti soldi e qualche boss della politica? Forse.
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