Gli allievi Enaip all’università della… potatura

Uno stage in un'azienda trentina, ha permesso ai ragazzi di vivere da vicino le fasi della potatura e di apprendere anche la passione per le viti

La potatura è un arte difficile da apprendere. Un’arte che si nutre di passione, oltre che di tecnica e di conoscenze botaniche. Lo hanno scoperto gli allievi del terzo e del quarto anno del Corso per Operatore agricolo dell’Enaip di Busto Arsizio durante uno stage conclusosi nei giorni scorsi.

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I ragazzi dell’Enaip a scuola di potatura 4 di 12
Ospiti del Azienda agricola “Maso Inon”, una delle più grandi aziende frutticole e vitivinicole della piana Rotaliana, hanno potuto sperimentare tecniche di potatura manuale e meccanizzata su differenti varietà di melo e sulla vite.
 
Per scegliere se e come raccorciare una branca, salvare un brindillo o privilegiare una lamburda, si deve tenere conto della fisiologia delle piante, della forma di allevamento, della necessità di garantire uno sviluppo che favorisca una produzione costante e di qualità.
 
Sulla varietà “Golden” si dovevano evitare i tagli di raccorciamento dei rami per evitare di favorire gli eccessi di vigore e lo sviluppo di polloni, cioè di rami non produttivi; al contrario bisognava operare sulle varietà “Spur”, che tendono ad invecchiare precocemente producendo sulle lamburde e per le quali c’è la necessità di favorire lo sviluppo di strutture vegetative giovani.
Durante lo stage gli allievi hanno potuto incontrare anche tecnici della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, che hanno illustrato le tecniche più innovative della potatura di allevamento e di produzione del melo finalizzate ad una gestione mista meccanica/manuale. Le ultime sessioni di lavoro hanno visto i ragazzi sperimentarsi nella potatura dei vigneti, allevati nella caratteristica forma di pergola trentina oppure a Guyot.
Anche in questo caso il maso Inon applica le tecniche più innovative scegliendo gli speroni per il rinnovo vegetativo in modo da favorire il flusso di linfa nella pianta in modo da migliorarne lo stato vegetativo generale e da ridurre i rischi di sviluppo di alcune patologie come la pericolosissima flavescenza dorata.
L’esperienza di maggior pregio, oltre l’apprendimento tecnico, è stata quella di toccare con mano la passione degli operatori trentini. Il loro desiderio di innovazione coniugato al rispetto dell’ecosistema è tangibile nelle scelte agronomiche aziendali, come ad esempio la lotta ai parassiti del melo attraverso trappole e metodi di confusione sessuale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Febbraio 2013
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