Il parroco invita al voto, da destra attaccano: “I comunisti sono scomunicati”
La riflessione di don Gabriele Gioia richiama l'importanza della scelta consapevole. Ma nel dibattito successivo c'è chi, da destra, è tornato al 1949: "La scomunica ai comunisti non è mai stata revocata"
«È importante non mancare al dovere e alla responsabilità di andare a votare». Lo dice il parroco della Comunità Pastorale di Cassano Magnago, don Gabriele Gioia, sul numero di febbraio dell’informatore distribuito nelle tre parrocchie della comunità. Il testo è una approfondita riflessione che parte da «la possibilità, o se volete la tentazione, di non votare». Don Gabriele respinge l’idea del disimpegno, ma anzi ricorda anche che «il voto non è una delega in bianco o un gesto poco impegnativo per scaricarci la coscienza», ma che «chiede impegno e partecipazione»: «Votare non significa neanche che accettiamo e approviamo totalmente il modo di operare dei nostri rappresentanti e di chi ricopre responsabilità politiche, a tutti i livelli. Però ricordo a me stesso e a voi che mai, nella storia, i cristiani si sono sottratti alle loro responsabilità». E sui temi ricorda le parole del Consiglio dei vescovi milanesi («la famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», il «rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa», ma anche lo «sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune», la «giustizia sociale») e quelle del Papa nel messaggio del 1° gennaio (che invocava «un nuovo modello economico» in contrapposizione a «quello prevalso negli ultimi decenni» basato sulla «ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica»). La conclusione di don Gabriele ritorna poi al contesto elettorale, ricordando che «oggi nessuna formazione politica può rivendicare l’esclusiva su questi valori, nessun politico può arrogarsi la pretesa di rappresentare lui solo i valori coerenti con le indicazioni del magistero della Chiesa».
L’equilibrato messaggio ha creato un po’ di dibattito a Cassano, dove la discussione politic talvolta incrocia anche quella tra le diverse "anime" del mondo cattolico, come ricordano anche certe asprezze che lo stesso don Gabriele cercò di stemperare nel corso dell’ultima campagna elettorale comunale. Tra le reazioni che sono state raccolte nei giorni scorsi, quella di Giovanbattista Oliva, assessore del Comune, esponente del "Movimento Cristiano dei Lavoratori", la corrente guidata da Peppino Falvo dentro al Popolo della Libertà. In un articolo sulla Provincia di Varese Oliva è chiamato ad esprimere una valutazione sulle parole di don Gabriele, insieme a Luigia Puricelli (esponente PD, iscritta alle Acli). Puricelli dice che la coerenza con la dottrina sociale della chiesa deve essere «nei fatti, non nelle parole», mentre Oliva dice che «non tutte le istanze della nostra parte politica rispondono alle indicazioni del magistero, ma alcuni princìpi sono ben saldi, come il no ai matrimoni gay». E alla fine l’esponente del Movimento Cristiano dei Lavoratori conclude con un riferimento precedente al Concilio Vaticano II, tornando con la mente al 1949. Prima del discernimento sui programmi, vale ancora la scomunica preconciliare:
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