Panzerotti e megafono, la fredda giornata al camping sequestrato

Un centinaio di soci della Sette Laghi si è dato appuntamento per un'iniziativa con l'obiettivo di non abbassare l'attenzione sul problema che li riguarda. "Dopo la caduta dell'amministrazione comunale, vorremmo sapere quali saranno i nostri interlocutori"

campeggio azzate aperturaCartelloni e megafono. Rabbia e panzerotti: arrivando davanti ai cancelli del camping della “7 Laghi Spa” di Azzate, questa mattina, sembrava di essere ad una sagra di paese. Diverse persone erano impegnate nello stendere la pasta, altri erano alle prese col pomodoro altri a preparare tartine e altri ancora a friggere. Sembrava una festa, ma guardando le facce del centinaio di persone che si è presentato davanti ai sigilli del tribunale, oramai quasi ingialliti, non c’era molto da festeggiare.
Sono arrabbiati e preoccupati i soci della società, arrabbiati per l’immobilità della politica e preoccupati per quello che il futuro riserva loro. E, nonostante questo, la scelta è stata quella di dare vita comunque un momento di socialità per tenere alta l’attenzione, anche dei media, sulla questione del camping sequestrato. Il tutto, senza contare le "tegole" cadute sull’amministrazione del paese.
«Con le dimissioni del Sindaco – spiega il presidente del CDA della 7 Laghi, Alessandro Scandroglio – vogliamo capire quali saranno da oggi i nostri interlocutori». Anche perchè questa situazione, si sente nei discorsi dei presenti, non può essere ulteriormente posticipata. Gli occhi, infatti, sono già puntati al 30 giugno quando scadrà la deroga che la magistratura varesina ha concesso per le famiglie residenti ancora oggi all’interno del camping, 70 persone in totale: «Se entro quella data la deroga non verrà rinnovata dove andrà questa gente?» si chiede Scandroglio.campeggio azzate apertura
La determinazione che aleggia tra un boccone ai panzerotti e un sorso ai bicchieri di vino è infatti quella di riavere il prima possibile la disponibilità delle proprie case dal momento che «noi siamo dalla parte della ragione, e prima o poi ce la dovranno dare», commenta un socio. «Siamo anche disposti a fare qualche modifica -spiega una delle proprietarie- ma vogliamo avere risposte». Questa signora, che ha comprato la sua casa due anni fa, ammette che «qualcuno potrà aver fatto qualcosa di illegittimo» ma ribadisce che «tutti siamo pronti a fare la nostra parte per sbloccare la situazione e rientrare nelle nostre case».
Altri invece pongono l’accento sul «danno ai posti di lavoro che è stato creato» puntando gli occhi verso il ristorante e bar del camping, ormai chiuso, e ricordando anche tutto l’indotto che le 2.500 persone che animavano la zona creavano.
La costante dei discorsi che si ascoltano fuori dal camping è "l’essere ascoltati". «Abbiamo più volte chiesto al prefetto di Varese di ascoltare le nostre ragioni, ma questo non è ancora avvenuto – conclude l’amministratore Scandroglio – . Ora vedremo, alle prossime elezioni comunali, se qualcuno avrà l’interesse a spiegarci come affrontare questo problema, dal momento che qui ci vive della gente, che andrà a votare».

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Pubblicato il 10 Febbraio 2013
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