Lo spaccio, le estorsioni e la camorra: al via il processo

Prima udienza per cinque dei componenti dell'organizzazione radicata a Cardano al Campo e smantellata dalla Dda e dalla Procura di Busto Arsizio nel 2012. L'accusa chiede la trascrizione delle intercettazioni

Traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e associazione a delinquere finalizzate alle estorsioni. Queste le accuse nei confronti di Carlo Caiazzo (residente a San Giuliano Milanese), Maurizio Lamanuzzi (San Giuliano Milanese), Pasquale Leveque (Gallarate), Salvatore Pirone, Armando Esperto in aula a Busto Arsizio questa mattina, mercoledì, per il processo relativo ad un grosso giro di spaccio di droga con base a Cardano sgominato nel marzo del 2012. Gli arresti arrivarono nell’ambito di una grossa operazione che vede alcuni degli imputati di questa mattina accusati di associazione a deliquere di stampo mafioso.

L’indagine, partita dalla gambizzazione di Michele Ranieri nel luglio del 2011 nel centro di Cardano e dall’omicidio di Saverio Luca Verrascina a San Giuliano Milanese, ha dimostrato che un pezzetto di camorra operava anche in provincia di Varese ed è per questo che il pubblico ministero Giuseppe D’Amico questa mattina, mercoledì, ha chiesto al collegio del Tribunale di Busto Arsizio la trascrizione delle intercettazioni relative alle relazioni intrattenute dai protagonisti del processo con il clan di Torre Annunziata, la base di San Giuliano Milanese (retta dalla famiglia Caiazzo) e quella di Cardano al Campo (gestita da Michele Ranieri e il figlio Antonio). Al centro la famiglia campana, protagonista negli anni ’80 di una delle guerre di camorra più sanguinolente che si siano mai registrate, quella contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Questo è il triangolo che l’accusa vuole dimostrare anche se tra i capi d’imputazione, formalizzati in questo procedimento, non c’è l’associazione a delinquere di stampo camorristico. Dietro ogni dose di droga smerciata a Cardano al Campo c’era la mano della seconda organizzazione criminale più potente d’Italia, giusto un gradino sotto la ‘ndrangheta. E pure la ‘ndrangheta c’entra visto che nell’operazione della Dda di Milano, portata a termine giusto un anno fa, è stato arrestato anche Domenico Barbaro del clan Barbaro Papalia che opera nella zona di Cesano Boscone. Le difese dei cinque imputati si sono opposte alla richiesta di trascrizione delle intercettazioni ma il presidente del collegio giudicante Adet Toni Novik ha respinto l’opposizione. Il tribunale ha disposto, per la prossima udienza del 3 aprile, il conferimento dell’incarico al perito.

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Pubblicato il 13 Marzo 2013
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