Bruno Cerella, canestri per l’Africa
Il giocatore della Cimberio è l'anima di "Slums Dunk", progetto che ogni estate organizza i camp a Nairobi e Lusaka. In vendita a Masnago braccialetti, magliette e foto autografate dei campioni biancorossi
Un lettore distratto potrebbe guardare al termine Slums Dunk come a un errore di battitura, perché tutti gli appassionati di pallacanestro sanno che la slam dunk è la schiacciata, l’azione più maestosa e spettacolare di questa disciplina. Slums Dunk invece non è un refuso ma un gioco di parole tagliente, scelto da Bruno Cerella (foto a lato) e da un drappello di suoi amici per definire il progetto che li vede protagonisti, non sui parquet tirati a lucido della Serie A ma nelle baraccopoli (slums) di due capitali africane: Nairobi e Lusaka.
Da alcuni anni la guardia italo-argentina della Cimberio, da poco tornata in campo dopo un lungo infortunio, è il perno di un’operazione benefica che prosegue anche con il contributo dei tifosi varesini. «Tutto è iniziato dopo aver letto un libro, El despertar del lìder (Il risveglio del leader ndr), che mi fece venir voglia di cominciare a impegnarmi nel volontariato – spiega Bruno – Mi interessava però fare qualcosa al di fuori delle "mie" nazioni, Argentina e Italia, e così scelsi l’Africa e in particolare il Kenya perché conoscevo la grande passione per il basket e perché è una nazione in cui si parla inglese. Era il 2010 e iniziò così il progetto Slums Dunk attraverso il quale, nel corso degli anni, abbiamo formato centinaia di giovani giocatori ma anche un bel gruppo di allenatori. Sia in Kenya sia in Zambia ci siamo concentrati sulle baraccopoli delle capitali, realtà molto difficili da capire da fuori, in cui lo sport è tuttora uno dei modi per togliere i ragazzi dalle strade, uno dei veicoli di educazione soprattutto se affiancato alla scuola».
Slums Dunk ogni anno organizza due camp (foto a lato), uno per città (di due settimane ciascuno) in cui passano 150 giovani e 40 allenatori che affinano così le proprie capacità sportive e imparano a fare gruppo. Cerella, che nel 2012 dovette rinunciare al viaggio per via del ginocchio ingessato, pregusta già la prossima estate sotto il sole africano, affiancato dagli altri ragazzi del progetto; Bruno è il giocatore più noto in Italia ma con lui ci sono Nicolas Richotti, Tommaso Marino, Michele Carrea, Alessio Castagnotto e Giuseppe Di Paolo che oltre a lavorare a Nairobi e Lusaka sono attivissimi nel far conoscere l’iniziativa in tutta Italia. Tra l’altro di recente è arrivato anche l’importante sostegno della Giba, il "sindacato" dei giocatori di basket italiani, utile a diffondere ancora di più questo messaggio.
«È davvero bello – spiega Cerella – vedere che ormai su tanti campi il nostro progetto sia conosciuto e sostenuto: tanti giocatori ormai indossano i nostri braccialetti, ci inviano le foto con le magliette, ci seguono attraverso il sito e la pagina Facebook. E inoltre sono felice che uno degli allenatori che abbiamo formato negli anni scorsi ora sia in Italia per una visita: averlo qui con noi per qualche settimana è una vittoria di tutti i sostenitori di Slums Dunk e inoltre è un modo per rendere più credibile e vicino il nostro lavoro. A proposito: lo vedrete in occasione di Varese-Milano, perché sarà al palazzetto per assistere alla partita».
Chi vuole contribuire al progetto lo può fare senza grandi difficoltà: sia al bar del PalaWhirlpool (il 5 Café) sia al Triple di via Manin sono a disposizione i braccialetti e le magliette in vendita in beneficenza per Slums Dunk. Inoltre si possono acquistare anche le foto (scattate dal "nostro" Simone Raso: qui accanto quella di Erik Rush) autografate dai giocatori della Cimberio: anche in questo caso il ricavato andrà a sostenere i camp di Nairobi e Lusaka.
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