Musicisti in fabbrica: le canzoni si producono in catena di montaggio
Sessanta musicisti-operai, suddivisi in squadre e turni di lavoro, in un ex-stabilimento del Milanese. É il progetto di Enrico Gabrielli e Sergio Giusti: realizzare un documentario che racconti cosa succede
Documentario distopico. Ovvero non utopico. Sicuramente fantascientifico ma anche un po’ realistico. “Unità di produzione musicale” si presenta così, come un esperimento cinematografico, sociale e musicale. L’idea di Enrico Gabrielli (produttore e musicista) e di Sergio Giusti (studioso e docente di fotografia) è quella realizzare un documentario dove i protagonisti sono musicisti in fabbrica. Niente giacche di pelle ma vere e proprie tute da lavoro. I turni sono da otto ore, la catena di montaggio non produce oggetti ma musica, si scrive e si suona. Le pause saranno stabilite secondo tempi realistici. Il capannone è il luogo di lavoro.
Un’idea nata dalle due menti e supportata da Musicraiser, il sito di confounding dove hanno aperto una campagna di finanziamento (l’obiettivo è raccogliere 15 mila euro, entro il primo maggio) come racconta Gabrielli: «L’idea nasce da un’iniziativa dell’ottobre 2010 alla Cascina Cuccagna di Milano. All’epoca fui coinvolto con i Mariposa (gruppo musicale ndr) in un pomeriggio d’arte d’istallazione dove dovevamo operare intorno al concetto del turno di lavoro. Ci siamo accorti che, oltre alla parte performativa, era molto interessante vedere le reazioni durante le varie pause. C’era un racconto che valeva la pena di essere condiviso».
A tre anni di distanza nasce l’idea di realizzare un documentario che riprenderà tutto ciò che accade in questa fabbrica “immaginaria” ma dove le regole arrivano dal mondo reale. Il progetto infatti, coinvolgerà sessanta musicisti (tra cui Finardi, Brondi, Zen Circus, Manuel Agnelli, Baustelle ecc.) divisi per squadre, che si daranno il cambio sui turni di lavoro in fabbrica. Il cast, perché di cast si parla, vedrà nomi noti ma anche giovani musicisti o persone che non hanno competenze nel campo. Questo perché, come si legge sulla presentazione del progetto: “in una fabbrica, dove la produzione è serializzata, non si presuppone che un operaio semplice debba avere specifiche competenze. E l’ego è livellato su una norma comune”. D’altro canto Gabrielli spiega: «Non vogliamo dare un messaggio preciso, ne politico. É un documentario e saranno poi le persone che lo guardano a farsi una loro idea. La nostra idea è quella di fare un lavoro metaforico: l’artista solitamente è l’idea della libertà, l’operaio il contrario. Questo lavoro nasce in un periodo in cui anche la musica, l’industria musicale è in crisi e cada l’idea romantica dell’artista. Lasciamo che sia lo spettatore a trarne un’idea». Come a chiedersi che fine potrebbero fare i musicisti, se un giorno dovessero trovarsi in catena di montaggio, senza la loro libertà e l’autonomia. Dove andrebbe a finire la creatività in un ambiente sterile, che ti costringe per otto ore a scrivere o a comporre la musica. Quali sono gli effetti della musica prodotta in serie. E oggi, la musica come sta? Siamo già al punto di non ritorno?
«Non è un gioco e chi l’ha provato se n’è reso conto. Abbiamo fatto delle prove di un’ora e chi ha partecipato ha capito che anche se fai la rock star è pesante. Otto ore lo saranno ancora di più, si esauriscono le forze e le energie». Il tutto verrà documentato, non ci saranno interviste ma sarà tutto riprese così, come succede. «Non è sadismo ma crediamo che possa venire fuori un documento interessante». Non c’è ancora una data stabilita per le riprese, dipende anche da come andrà la raccolta fondi su Musicraiser, ma Enrico Gabrielli spiega: «nel caso in cui non arriveremo all’obiettivo, cercheremo altri fondi. Il confounding si chiuderà il primo maggio, festa dei lavoratori, non l’abbiamo fatto apposta ma credo che sia giusto così». Intanto sono iniziate le prime visite guidate al luogo delle riprese, una vecchia fabbrica nella periferia milanese «abbiamo comprato delle tute da lavoro, le abbiamo trovate facilmente nei mercatini. Questo ti dà un’idea di qual è la situazione italiana oggi». Se siete interessati a finanziare il progetto la campagna è ancora aperta, fino al primo maggio, appunto.
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