Quei bellissimi fiori gialli che infestano il lago di Varese
Ha uno splendido aspetto, invece è una pianta infestante da tenere al più presto sotto controllo. Stiamo parlando della Ludwigia, che da qualche anno si può trovare soprattutto nella zona della Schiranna
Sembrano bellissimi fiori gialli che incastonano il bordo del lago di Varese, invece sono delle piante infestanti da tenere al più presto sotto controllo. Stiamo parlando della Ludwigia, che da qualche anno si può trovare ai bordi del lago di Varese, soprattutto nella zona della Schiranna, ma ormai un po’ in tutto il suo perimetro. A provare a contrastarli ci pensa un progetto europeo: il “Trans Insubria Bionet” (TIB), progetto LIFE di tutela della biodiversità cofinanziato dalla Commissione Europea partito ad ottobre 2011: condotto da Provincia di Varese, Regione Lombardia, LIPU–Birdlife Italia, Fondazione Cariplo e sostenuto da Parco Campo dei Fiori, Parco del Ticino e trentacinque Comuni del Varesotto.
Tra le varie azioni previste dal programma rientrano il contrasto alle specie esotiche invasive e il recupero di ambienti degradati ed è proprio su questi due punti che, dopo una preliminare fase di studio, si stanno concentrando i primi interventi concreti.
«Stiamo contrastando il proliferare in particolare di due specie esotiche: la Ludvigia haxapetala e il Fior di loto – spiega Massimo Soldarini, responsabile Lipu – Si tratta di piante esotiche invasive molto belle, ma altrettanto dannose per il nostro ambiente, perché si riproducono con grande facilità e hanno dimensioni eccessive per le nostre zone umide: si pensi che le foglie del Fior di loto possono raggiungere il metro di diametro. Di conseguenza, esse finiscono per colonizzare completamente gli spazi in cui sono inserite, togliendo alle specie locali vegetali, ma anche ad uccelli, anfibi e pesci, la possibilità di sopravvivere e di riprodursi». L’esempio più tipico è quello della Palude Brabbia, dove i Fiori di loto, specie asiatica, furono introdotti fin dagli anni Cinquanta a scopi commerciali e oggi i canali sono quasi completamente invasi da questo fiore.
«La Ludvigia, invece, originaria del Sudamerica, è di più recente acquisizione nei nostri territori – spiega Barbara Raimondi, biologa che per la società Idrogea si sta preoccupando del lavoro di contrasto di queste specie – Si tratta di una pianta che prolifera sia in terra che in acqua e che, probabilmente, è stata introdotta volontariamente sulle rive del lago di Varese a scopo ornamentale. Ora, però, il lago ne risulta ampiamente colonizzato ed è necessario investire sforzi e denaro per contrastarne la presenza, in quanto costituisce una minaccia alla biodiversità delle comunità in cui si è stabilita». La Ludwigia si è "assestata" in diversi laghi del norditalia, in particolare nelle provincie di Mantova, Brescia, Como e Varese. Ma è proprio nelle nostre sponde che è proliferata di più.
Per rimuoverle senza "far male" al lago si stanno sperimentando diverse tecniche di rimozione: «Come lo sfalcio e l’eradicazione, con frequenze e combinazioni scelte a seconda delle caratteristiche biologiche delle specie – spiega Raimondi – Sia nel caso della Palude Brabbia che per il lago di Varese, ciascuna tecnica verrà testata in tre zone di 3mila metri quadri ciascuna, così da coprire circa 10mila metri quadri di superficie complessivi per ciascun sito. Le operazioni si svolgono in questi mesi estivi. Poi, verranno condotti dei monitoraggi fino al 2015 per verificare quali, tra le tecniche impiegate, avrà prodotto i migliori risultati in termine di costi-benefici».
Quello delle piante non è l’unico fronte di intervento del TIB: «Tra le azioni previste dal progetto si contano, ad esempio, la creazione di sottopassi stradali per il passaggio di anfibi e animali di piccola taglia – spiega Soldarini – la realizzazione di muretti a secco per favorire la sopravvivenza di rane e di rettili, la riapertura di due torbiere del Parco Campo dei Fiori, aree umide indispensabili per la riproduzione di anfibi e di molti mammiferi che qui trovano acqua e animali di cui nutrirsi. Con uno sforzo economico notevole, in tutto circa 3 milioni di euro: la metà circa sostenuta dall’Unione Europea, che ha assegnato un milione e 545mila euro nell’ambito del bando LIFE+ 2010 Natura. L’altra metà arriva da diversi enti: 270mila euro dalla Provincia di Varese, 645mila euro dalla Regione Lombardia, 150mila euro da LIPU e 484mila euro dalla Fondazione Cariplo».
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