La polemica sull’allenamento a porte chiuse
Stefano Sottili: «Io non voglio dare vantaggi a nessuno»
«Mister, sa che l’ultimo allenatore che ha fatto un allenamento a porte chiuse è stato esonerato all’ottava giornata?» dice il vecchio tifoso del Varese.
«Allora ne faccio due a porte chiuse» risponde l’allenatore Stefano Sottili.
Questo scambio di battute è un po’ il termometro del clima che si è respirato domenica mattina allo stadio Franco Ossola dove si svolgeva l’ultimo allenamento dei biancorossi prima della trasferta di Cesena. Un allenamento che era rigorosamente a porte chiuse per tutti, giornalisti, tifosi e addetti ai lavori. E poiché qualche infiltrato in campo c’è stato, il decano dei giornalisti sportivi Claudio Piovanelli ha sollevato legittimamente l’obiezione a cui il tecnico ha risposto così: «Io non voglio dare vantaggi a nessuno, questa è una decisione che alla fine del campionato puo’ voler dire otto punti in più in classifica. L’allenamento era chiuso per tutti giornalisti, tifosi e addetti ai lavori, persino quelli delle giovanili non voglio».
Dunque, quando ci si allena il mister in campo, a parte la squadra, non vuole nessun altro. «Se avessimo un centro sportivo nostro – spiega Sottili – sarebbe tutto più semplice. Ma visto che a Varese chiacchierano tutti, l’allenamento si fa a porte chiuse. Non è una mia fissazione, ci sono persone che vengono pagate profumatamente anche settemila euro al mese per vedere gli ultimi tre allenamenti della squadra avversaria. Guardate cosa ha fatto Montella, una settimana di allenamenti a porte chiuse e nessuno ha protestato dopo i risultati ottenuti. A Bologna Pioli è costretto a farli a porte aperte e non è molto contento».
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