I renziani lanciati verso le primarie: “Tocca a Matteo”

Il comitato di Busto e dintorni a suo sostegno si è ritrovato a Villa Tovaglieri

I sostenitori di Busto Arsizio a dintorni di Matteo Renzi,candidato alla segreteria del Partito Democratico, si sono riuniti ieri sera, giovedì, a Villa Tovaglieri per fare il punto della situazione a due settimane dal voto delle Primarie che stabilirano la nuova guida del partito che fu di Gramsci (parecchie versioni fa, ndr). All’incontro hanno  preso parte anche esponenti di peso del partito in Lombardia come Alessandro Alfieri, scoordinatore regionale del Pd.
A fare gli onori di casa il consigliere comunale del Pd Valerio Mariani che vede – nel voto che ha sancito la vittoria del renziano Astuti anche a Busto Arsizio – da sempre vicina alle posizioni dell’apparato –  un piccolo segnale importante: «Un segnale che il partito vuole un cambiamento – ha detto –  credo che il PD abbia bisogno di persone che conoscano dal basso il partito e i cittadini: Senaldi è stato vice sindaco a Gallarate, Alfieri candidato sindaco e consigliere comunale a Varese. Una classe dirigente che ha scelto Matteo Renzi, un candidato che interpreta quelle che sono le esigenze del Paese». 

Il deputato gallaratese Angelo Senaldi: «Non c’è più tempo per cambiare verso – dice usando lo slogan di Renzi in questa campagna elettorale – e dobbiamo utilizzarlo bene. Non si possono rimandare le occasioni e le necessità di rinnovamento della politica e della società italiana. Il primo punto che emerge nella candidatura di Matteo Renzi è la capacità di dare speranza, senza la quale non c’è la spinta, la creatività e la capacità quindi di dare risposte nuove ai problemi. E la speranza è anche il cambiamento del gruppo dirigente del PD perchè rispetto ad una situazione che non ha saputo rispondere ai problemi e alle necessità del nostro Paese è necessario dare risposte diverse. Una delle cose da imparare anche è la comunicazione: dobbiamo essere capaci di comunicare in maniera chiara, completa, ma semplice e capibile».

Alessandro Alfieri ha conosciuto Renzi anni fa, negli anni ’90, «quando parlavamo già allora di

Europa. Un anno e mezzo fa mi chiamò Enrico Letta chiedendomi cosa pensavo di Renzi e già allora gli dissi che pensavo fosse un pazzo scatenato, ma che era colui che era più sensibile a sentire il territorio. Chi era chiuso nei circoli faceva fatica a sentire la rabbia ed il disinteresse dei cittadini. I nostri parlamentari ogni volta che si spostavano da Roma incontravano sempre chi la pensava come loro, mentre la gente era molto arrabbiata. Ho provato a raccontare che, mentre la gente si arrabbiava, c’era un giovane sindaco che a Firenze si era abbassato lo stipendio, aveva messo più donne che uomini nella propria giunta e che ha incominciato a porre il tema del ricambio all’interno dell’agenda politica. La classe politica nazionale che ci ha portato fin qui è ormai delegittimata dall’opinione pubblica. Io considero Bersani una buonissima persona, ma quella classe politica ormai è riconosciuta con la fine della Seconda Repubblica». 

Infine è intervenuto l’olgiatese Leonardo Richiusa, responsabile del comitato bustocco: «Con soddisfazione posso affermare che il metodo Renzi sta funzionando. A Busto Arsizio con i 28 voti siamo riusciti ad uscire dal guscio e penso che non si può fermare quello che sta arrivando perchè la società percepisce che l’unico modo per entrare nel cuore del sostema per cambiarlo è quello di passare attraverso il partito democratico».

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Pubblicato il 22 Novembre 2013
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