Lidia Macchi, l’inchiesta passa a Milano
Ventisette anni dopo l’omicidio, avocazione dell’indagine alla procura meneghina. Sotto la lente le dichiarazioni di Piccolomo, l’assassino delle mani tagliate
L’inchiesta sull’omicidio della studentessa Varesina Lidia Macchi avvenuto nel 1987 verrà condotta dalla procura della repubblica di Milano.
Il motivo delle nuove indagini sta nelle dichiarazioni riportate dalle figlie di Giuseppe Piccolomo, l’assassino delle mani mozzate che tolse la vita a Carla Molinari, secondo cui egli stesso sarebbe l’assassino della giovane varesina il cui corpo venne ritrovato a Cittiglio nel gennaio di 27 anni fa.
La procura generale di Milano ha impiegato due settimane a valutare l’avocazione del caso, dopo una lettera dei genitori di Lidia Macchi inviata proprio alla procura della Repubblica del capoluogo: decisione che ufficialmente verrà comunicata aimagistrati varesini; tecnicamente si traduce nella continuazione delle indagini da parte di Carmen Manfredda, sostituto procuratore generale.
La notizia dell’avocazione è stata resa nota nel corso della trasmissione televisiva “Quarto Grado” cui ha partecipato il fratello di Lidia, Alberto Macchi che ai tempi dell’omicidio aveva pochi mesi.
Ora cosa succederà? Probabilmente la pista che verrà seguita dagli inquirenti consisterà in un confronto col Dna fra le tracce sul corpo della vittima e le informazioni genetiche di Giuseppe Piccolomo, ora in carcere per l’omicidio di Cocquio Trevisago.
Sulla vicenda:
Omicidio di Lidia Macchi, la famiglia chiede nuove indagini
Le figlie di Piccolomo. "Era crudele come un demonio"
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