Un’intera famiglia senza un tetto: “Aiutateci”

La storia di Mario, dei suoi due figli e dei genitori ultraottantenni. Sfrattati a fine novembre vagano per la città tra un bed and breakfast e l'altro: "Non riusciamo a pagare la caparra, qualcuno ci dia una mano". Sono i nuovi poveri

Sono stati accompagnati alla porta dal padrone di casa senza troppi complimenti, negli ultimi mesi non riuscivano a pagare regolarmente l’affitto e le spese condominiali nonostante il capofamiglia, Mario (il nome è di fantasia, ndr), lavori part time per un’impresa di pulizie e i due nonni (80 e 90 anni) percepiscano la pensione. Sfrattati e ora senza fissa dimora si ritrovano tutti e cinque a dormire in un bed and breakfast ma presto non avranno più soldi per pagare la stanza e si ritroveranno per strada, nel freddo di dicembre e a ridosso del Natale. Se qualcuno ancora si chiede perchè sia giusto creare un dormitorio in città, Mario e la sua famiglia sono il simbolo di una politica sociale che non riesce a rispondere alle esigenze delle nuove povertà. A Legnano ci sono 100 posti letto per le persone senza casa (quasi tutti italiani e di mezza età), basta rispettare delle semplici regole e un letto al caldo si trova.

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Mario ha 50 anni, i due figli ne hanno 20 e 22 ma non riescono a trovare lavoro, i due nonni con le loro pensioni aiutano come possono: «Se non siamo in mezzo ad una strada lo dobbiamo a loro – racconta la nipote – ma i soldi stanno finendo e presto ci ritroveremo senza un tetto». Sono in contatto con i servizi sociali del Comune di Busto Arsizio ma «le risposte arrivano col contagocce», la Caritas li ha aiutati per qualche giorno pagandogli un appartamento per una settimana ma loro vorrebbero solo che qualcuno li aiuti non chiedendo la caparra: «Il nostro principale problema è questo – spiega – non abbiamo abbastanza soldi per poter pagare tre mesi di affitto anticipato».

Chiedono aiuto perchè i nonni sono anziani e il freddo potrebbe essere letale per persone della loro età. Venuti da Gela con l’emigrazione di massa degli anni ’50 ora non hanno più legami con la loro terra e non  sanno davvero a chi rivolgersi. Se Busto avesse avuto un dormitorio avrebbe potuto ospitarli, si tratta di persone che fino a ieri hanno tirato la cinghia ma hanno sempre vissuto dignitosamente e che ora non hanno più buchi da stringere e anche la cinghia si è spezzata. Sono i nuovi poveri, invisibili e meno scenografici dei clochard che vediamo ogni giorno in stazione, restii a chiedere aiuto perchè non ne hanno mai avuto bisogno ma che ora sono in caduta libera perchè sotto di loro non c’è una rete a salvarli. Natale si avvicina, chi può si metta una mano sulla coscienza e li aiuti, Varesenews farà da tramite se necessario.

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Pubblicato il 18 Dicembre 2013
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