Raige a Varese per incontrare i fan: “Amo il rap che racconta la verità”
Il rapper, fratello maggiore di Ensi, mercoledì 4 giugno sarà alla Casa del Disco di Piazza Podestà per incontrare i fan e presentare il disco “Buongiorno L.A.”
E’ tornato con un disco più arrabbiato e disilluso del precedente. Raige, il rapper torinese, il 20 maggio ha presentato al pubblico “Buongiorno L.A.”, ultimo lavoro di tanti e primo pubblicato con una major, la Warner Music. Dodici tracce nate nella provincia torinese dove il rapper, che all’anagrafe è Alex Andrea Vella, parla di aspettative inattese, critica alcuni aspetti dello stesso mondo musicale di cui è parte, racconta dell’amore, della vita.
Parla della sua famiglia e non nasconde l’affetto e la stima che lo legano al fratello minore, per tutti Ensi, per lui semplicemente Jari. «Tra noi c’è una sana competizione» spiega. Ma di cose da dire Raige ne ha molte e le ha messe tutte nelle sue rime, come è abituato a fare dall’adolescenza, periodo in cui ha scritto le prime canzone, per poi fondare uno dei gruppi più apprezzati nel panorama dell’hip hop, gli One Mic. Mercoledì 4 giugno, alle 16, sarà alla Casa del Disco di Piazza Podestà per presentare il suo nuovo lavoro da solista e incontrare i fan.
Raige torni con un nuovo album, come sono nate queste nuove tracce?
«Ho trovato ispirazione per il titolo di "Buongiorno L.A." nel romanzo "Buongiorno Los Angeles" dello scrittore americano James Frey. Lui racconta quanto il cinismo può distruggere un sogno nella “città degli angeli”, io lo faccio parlando dell’Italia. Il talento da solo non basta per raggiungere il successo: ci sono tanti altri fattori importanti che non dipendono da noi. Ci sono persone che ottengono risultati migliori pur avendo meno capacità. Anche se ho imparato a essere più cinico, io resto convinto che il talento sia la dote fondamentale di qualsiasi artista. Senza impegno e passione, però, il talento non è sufficiente. Nell’arte, come nella vita, per raggiungere qualsiasi traguardo non basta dare il 100%: devi dare il 101%…devi superare i tuoi limiti. In questo libro ho trovato un concetto che già pensavo».
A proposito di dare il 101%, pensi che tutti i rap oggi lo facciano? Nel testo “R.a.i.g.e” dici “il problema del rap italiano, è il rap italiano” cosa intendi?
«Ce l’ho contro un certo tipo di rap, quello che parla del rap e basta. Quello dove i testi sono un’ autocelebrazione. La prima volta può anche risultare divertente, la seconda no. Credo che si possano fare dei testi così ma deve essere un episodio isolato, anche in virtù del fatto che poi diventa svilente farlo per un intero disco. E poi, ce l’ho con chi non si prende la responsabilità di quello che scrive. Il rap oggi, arriva sopratutto ai giovani»
Tu ti prendi la responsabilità di quello che dici?
«Posso dire che il mio disco è nettamente diverso dalla media nazionale. Io ci metto molto di mio nello scrivere: parlo di una roba che non fa tanto scalpore, ovvero la quotidianità. Ho un approccio diverso nei temi e fin dall’inizio sono stato tra i primi a unire il canto al rap»
Quando c’è di vero in tutto questo mondo? A volte sembra tutto molto costruito…
«Un concetto a cui tengo molto è proprio quello di realtà. Ho fatto un video, “Dimenticare” dove ho saccheggiato tutte le foto di quando ero bambino, della mia vita, quella vera. E’ questo quello che voglio dal rap»
In quelle foto si vede anche tuo fratello Ensi, che rapporto c’è tra voi due?
«Alla basa c’è sicuramente una sana competizione. Abbiamo iniziato a fare rap insieme. E’ un genere che ho scoperto negli anni dell’adolescenza, quando giravo con ragazzi più grandi. Ricordo che ascoltavamo i rapper mentre andavamo a scuola in pullman. Poi, vero i 16 anni ho iniziato a scrivere i primi testi, abbiamo fondato i One Mic. Poi mi sono poi dovuto fermare per esigenze personali, ho fatto diversi lavori e quando i numeri me l’hanno permesso sono tornato a impegnarmi di più nella musica»
E per la prima volta firmi un contratto discografico con una major, con la Warner Music. Immagino che alcuni fan ti abbiamo smosso delle critiche?
«In realtà credo di essere fortunato e di avere la fortuna di poter fare la mia musica. Ci sarà gente che dirà, “eri meglio prima” ma è solo un pregiudizio che gira in questo ambiente. E’ la prima volta che lavoro con una major, c’è un ufficio di persone che lavora per me ma nessuno mette mano ai miei pezzi. Mi sono voluto fidare, anche perchè credo che oggi, per me, i tempi siano maturi per affrontare questa nuova avventura»
Come mai la canzone che da il titolo all’album è all’ultima posizione?
«Perché il mio è un concept album. Voglio che sia un excursus, che si racconti una storia»
Quanto la lettura influenza la tua musica? Qual è il tuo libro preferito?
«Molto, lo si vede anche dal titolo del disco. Se devo dire il mio libro preferito penso a “Cent’anni di solitudine” perchè credo che sia la cosa più bella mai scritta e credo sia infinita. In quel libro ho trovato molti parallelismi con la storia della mia famiglia»
Di cosa non potresti fare a meno nella vita?
«Della palestra perché è troppo importante, del pollo al curry e sopratutto dei miei errori»
Perché una canzone su Joe Bastianich?
«Per me è un mito. E’ un personaggio televisivo e i suoi tormentoni mi fanno impazzire. Li ho fatti miei per spiegare che ho il diritto di cambiare idea. Non sono più quello di prima, e quindi? vuoi che muori? No, si cambia»
Stai ancora cercando la “via di casa tua”?
“Quel pezzo è emblematico. Col tempo ho imparato che casa mia sono le persone e non le quattro pareti in cui vivi. Di queste persone ne posso contare più di cinque ma meno di dieci..»
Ho letto che Tormento è uno dei rapper che ami di più…
«Tormento per me è sempre stato un mito, da quanto sono piccolo. Il suo disco mi cambiò la vita. Ho avuto l’onore di conoscerlo e di cantare con lui dei pezzi, mi sento molto vicino a lui…»
Alcuni dei tuoi pezzi ricordano le sonorità dei Sottotono. Penso ad “Atlande” per esempio, il pezzo che canti con tuo fratello Ensi…
«Sì, ha quell’atmosfera californiana che è un pò parte di quel periodo, di quell’immaginario…»
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