L’uomo che fa i divani, non sa stare seduto
La dinamicità ha reso grande la sua azienda, Filippo Berto, tappezziere, non ha paura di raccontare il suo saper fare al mondo. Secondo l'economista Stefano Micelli, questo è il segreto del successo
È la nostra cultura a farci grandi. Secondo Stefano Micelli, economista e professore all’università Ca’ Foscari di Venezia, l’Italia ha un enorme patrimonio di conoscenza materiale e deve saperlo raccontare. Ospite del Faberlab assieme a Filippo Berto e Luca Carbonelli, Micelli ha raccontato ad una platea di artigiani e curiosi, come il racconto d’impresa sia un aspetto fondamentale per aprirsi ai mercati internazionali.
«Oggi il mercato è fatto da 6 miliardi di potenziali clienti – dice Micelli – e molti l’Italia non la conoscono neppure. Per questo dobbiamo saper raccontare il lavoro artigiano. Perché è un pezzo fondamentale del patrimonio culturale italiano che il mondo ci invidia».
Per l’economista, fresco vincitore del Compasso d’oro, gli esempi da prendere sono quelli seduti accanto a lui. Filippo Berto e Luca Carbonelli, tappezziere il primo, imprenditore del caffè il secondo, hanno saputo raccontare le proprie imprese grazie a internet. Mostrando il loro "saper fare", frutto del lavoro di generazioni e arrivando a vendere i propri prodotti online, aprendosi al cliente e alle sue esigenze.
«Quando ho iniziato a occuparmi di comunicazione d’impresa – racconta Berto – mio padre mi chiedeva cosa stessi facendo. Volevo rivelare al mondo i segreti della nostra azienda? No, tutt’altro. Volevo raccontare con video, foto e social network, una cosa che nessuno puó copiarci: la nostra identità. Una realtà che è merito di mio zio, di Flavio Cairoli, di Carlo Alberto e di tutta la squadra di Berto Salotti».
I risultati non tardano ad arrivare. Berto quintuplica in poco tempo il proprio fatturato, segno che un buon progetto di comunicazione, unito al racconto di un’esperienza reale, è una risorsa fondamentale per aumentare il proprio giro d’affari. Anche la storia di Carbonelli è simile. Nel 2006 Luca inizia a vendere online, fa entrare i clienti nella sua torrefazione, racconta in modo intuitivo e comprensibile una tradizione artigiana decennale. Il tutto via web. In poco tempo Ebay inserisce il canale Caffè Carbonelli tra i suoi migliori venditori. Le iniziative del giovane imprenditore continuano fino al lancio del blog il salotto del caffé, in cui Carbonelli "ospita" imprenditori, appassionati e curiosi, per parlare di economia, lavoro e, naturalmente, caffé.
Secondo Micelli, presidente della fondazione Nord Est, il baricentro della media impresa deve spostarsi dal segreto d’impresa all’innovazione, al racconto e alla capacità di saper stringere relazioni con l’estero e con le idee più creative in circolazione. Come?
«Pensiamo ai nostri studenti di scienze delle comunicazione, – dice l’economista – vengono spesso sottovalutati. Eppure molti di loro padroneggiano le tecniche di montaggio e creazione video, sanno fare foto e conoscono i social network». Queste competenze non devono essere snobbate ma sfruttate da un tessuto imprenditoriale che anche gli Stati Uniti ci invidiano. Il segreto, dice Micelli, è essere speciali, trovare le proprie peculiarità e saperle raccontare al meglio.
Per capire da dove iniziare basta un sito internet, diventa poi fondamentale sviluppare dei progetti di comunicazione efficaci, magari strizzando l’occhio alle nuove generazioni e alla beneficenza. Come nel caso del divano per Managua, realizzato da Berto salotti facendo entrare i ragazzi della scuola per tappezzieri di Meda in azienda e mettendoli a lavorare affianco ai maestri artigiani. «Oggi questo divano fa parte del catalogo Berto – spiega Filippo – e i proventi della vendita sono in parte devoluti in beneficienza».
La serata si avvia alla conclusione. Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato, chiede agli ospiti seduti sul divano se amino i loro prodotti prima o dopo averli realizzati.
«Li amate prima – dice convinto Merletti -, li amate già quando li pensate. Ora dobbiamo trasferire questo pensiero dal produttore al cliente. Il futuro è nell’alto contenuto di innovazione che gli italiani hanno nel proprio dna. Se poi decidiamo che il modello è quello cinese dello stipendio a 150 euro al mese bene. Ma io non credo sia questo. Per questo il semestre di presidenza Ue dell’Italia deve essere l’occasione per portare le istanze italiane e il suo know how in Europa». Non solo per un rilancio dell’economia italiana, ma per una tutela vera del suo patrimonio materiale e culturale che è l’unica, vera risorsa che il mondo ci invidia.
Per rivedere la diretta della serata, clicca qui
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