Alla Feltrinelli “Lo spleen di Milano”
L'opera prima di Viviana Faschi, pubblicata da Nem Editore, sarà presentata mercoledì 24 settembre (ore 17 e 30) alla libreria di Corso Aldo Moro
"Lo Spleen di Milano” (Nuova Editrice Magenta) opera prima di Viviana Faschi sarà presentata mercoledì 24 settembre alle 17 e 30 alla libreria Feltrinelli di Varese. Interverranno l’autrice, l’editore Dino Azzalin e la saggista Linda Terziroli. Il testo inaugura la collana “Le Civette” in omaggio alla “vecchia” Editrice Magenta e agli occhi del predatore notturno sacro agli dei che secondo la tradizione greca, come scrive accuratamente il prefatore, è una “poetica della sguardo”, infatti la scrittura della giovane Faschi è una personale riflessione sui limiti dell’agire umano e sul grande disegno che la poesia universale dona alla realtà quotidiana. Ed è a partire da questa interpretazione compresa tra etica e storia che la figura della poesia negli “Spleen di Milano” segna l’esistenza di una strada percorribile e sviluppa tematiche credibili parlando delle tragedie del vivere nelle quali si indicano i miti che le accompagnano, se ne scrivono i poemi, ma soprattutto se ne indicano le ansie e la malinconia dei luoghi. Infatti se da una parte ci troviamo di fronte ad un io capovolto, come la società degli ultimi anni, dall’altra la prosa poetica di Viviana Faschi si misura con il nesso plausibile tra la poesia (poiein) e la verità (alètheia), temi tanto cari a Heidegger e a Holderlin. Si tratta di un linguaggio colto ma allo stesso tempo semplice (mai semplificato), fortemente introspettivo, quasi autoctono, dove il lirismo è appena accennato a favore di una parola pura e veritativa, che si snoda tra il Duomo e il Mc Donald’s, tra le liturgie sacre di Mariae Nascenti e la home sweet home made in U.S.A. Un libro delle strade tortuose, che vaga al di qua di Milano (il baratro è molto vicino alla riva) e al di là dell’oceano Atlantico, come un epilogo nomade, cercando di dipanare le metafisiche (a volte ambigue e drammatiche) risacche dell’infanzia, ma sempre nitide e chiare, come la nebbia della diversità.
Un lavoro ben al di là di un’opera prima.
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