Legambiente: “Una Lombardia con meno inceneritori è possibile”

Legambiente ribadisce il proprio No alle politiche del Governo in materia di inceneritori inserite nel decreto sblocca Italia: “Non ha senso puntare su una tecnologia in declino”.

Alla vigilia di Puliamo il Mondo, Legambiente ricorda che la campagna è anche l’occasione per ripensare il rapporto dei cittadini e delle istituzioni con i materiali, prima che questi vengano scartati, e per evitare che diventino rifiuti. «Da quando abbiamo iniziato a parlare di riciclaggio, il nostro primo pensiero è stato quello di dire no all’idea stessa di rifiuto – afferma Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – ovvero di un materiale che dopo essere stato prodotto a partire da materie prime scarse e costose, con processi industriali spesso inquinanti, diventa scarto da smaltire provocando nuovi problemi e inquinamenti. Oggi questa cultura ha fatto passi da giganti ed è diventata una regola di convivenza civile, grazie all’organizzazione dei sistemi di raccolta, ma non ci si può fermare perchè esistono ancora enormi margini di miglioramento e tecnologie appropriate per farvi fronte». «Il Governo con lo ‘Sblocca Italia’ fa la scelta più sbagliata – prosegue Di Simine – affidandosi a una tecnologia declinante, prospetta un futuro di investimenti per la costruzione di nuovi inceneritori e per il potenziamento di quelli esistenti: investimenti che comunque richiederanno anni per essere operativi, mentre lo scenario di gestione efficiente dei rifiuti sta già mettendo fuori mercato gli inceneritori attuali. Ci aspettiamo che il Parlamento presti ascolto alle voci di regioni come la Lombardia, che chiedono maggior coraggio e determinazione nel generalizzare al territorio nazionale i buoni risultati nella gestione rifiuti che ormai sempre più regioni possono certificare».

 


La Lombardia è riuscita ormai a eliminare dal proprio panorama le discariche di rifiuti urbani, affidandosi all’incenerimento per far fronte allo smaltimento del rifiuto residuo.
Ma questa tecnologia non è esente da problemi: non solo per l’inquinamento dei fumi, ma soprattutto perchè non è in grado di recuperare materiali, e disperde la gran parte dell’energia prodotta. Inoltre dall’incenerimento residuano grandi quantità di scorie e polveri tossiche, ben il 25% del peso dei rifiuti introdotti, che devono comunque essere collocate in discarica. La crescente prestazione del sistema di gestione, differenziazione e riciclaggio dei rifiuti permette recuperi decisamente migliori e con molto meno problemi ambientali per il destino finale della quota residua. Per questo anche l’incenerimento dei rifiuti in Lombardia sta conoscendo una fase declinante, ed è inevitabile ormai iniziare a parlare di chiusura di questi impianti. I dati che lo dimostrano sono tutti rilevati dall’ARPA: la raccolta differenziata dei rifiuti in Lombardia batte tutti, viaggiando oltre il 53% del totale delle raccolte rifiuti urbani. E questo nonostante le città e le province più fortemente legate all’incenerimento – Pavia e Brescia – siano ancora sotto la soglia del 50%. Ma anche in queste province i vantaggi della raccolta differenziata si fanno sempre più sentire, ed il trend è molto positivo. Anche perchè i vantaggi non sono solo energetici e ambientali, ma anche economici: mentre a Pavia e Brescia i costi pro-capite di smaltimento rifiuti sono tra 110 e 116 €/anno, in provincie più virtuose, come Monza e Lodi, entrambe prossime al 60% di raccolta differenziata, gli stessi costi si mantengono sotto i 100 €/anno, smentendo così tutti coloro che in questi anni si sono ostinati a ripetere che la raccolta differenziata è una bella cosa ma costa troppo. I dati di ARPA inducono a forte ottimismo: sebbene la Lombardia non sia più da tempo ai vertici delle classifiche nazionali per la raccolta differenziata, gli indicatori sono positivi in tutte le province, la crescita della raccolta differenziata è progressiva e costante (solo Sondrio ha smesso di migliorare negli ultimi anni). Non solo i rifiuti urbani conferiti in discariche sono ridotti a un misero 1%, ma anche l’incenerimento perde quote: meno di un terzo dei rifiuti prodotti in Lombardia viene bruciato, un totale di poco più di 1.400.000 tonnellate in un anno, a fronte di una capacità di oltre 2,5 milioni di tonnellate dei 13 inceneritori esistenti.

 

Non è solo sul fronte della differenziazione che i lombardi stanno imparando a non sprecare materiali, ma anche sul versante della riduzione complessiva dei rifiuti i dati sono molto confortanti: se nel 2006 ogni cittadino lombardo era arrivato a produrre 520 kg di rifiuti all’anno, nel 2013 le prime stime parlano di una riduzione a valori prossimi a 460 kg/anno per abitante. In pratica la Lombardia nel suo complesso, pur essendo cresciuta in popolazione, ha imparato a non produrre oltre 400.000 tonnellate annue di rifiuti. C’è sicuramente anche l’effetto della crisi sulla compressione dei consumi, ma la tendenza era chiara già negli anni precedenti al 2008. Cosa ancora più rilevante: ormai queste prestazioni non sono più un’esclusiva della Lombardia, e nemmeno delle regioni del Nord. Dalla Sardegna alle Marche, passando per la Campania e il Veneto, le politiche virtuose di differenziazione e riciclaggio si diffondono a macchia d’olio.

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Pubblicato il 25 Settembre 2014
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