Assolti Orsi e Spagnolini: non c’è stata corruzione

I giudici hanno assolto i due imputati dalla principale accusa. Condannati a due anni per frode fiscale, ma la pena è sospesa


Poco dopo le 13, come annunciato, il collegio giudicante formato dalla presidente Luisa Bovitutti, Piera Bossi e Maria Greca Zoncu ha pronunciato la sentenza del processo che vedeva imputati Giuseppe Orsi e Brino Spagnolini,  gli ex-vertici di Agusta Westland accusati dalla Procura di Busto Arsizio di aver pagato, attraverso una sovrafatturazione a società di comodo, una tangente da almeno 28 milioni di euro ad un alto ufficiale indiano e a politici non meglio identificati per ottenere una modifica al bando di gara del governo indiano per la fornitura di 12 elicotteri. 

LA SENTENZA – I due imputati sono stati riconosciuti "non colpevoli", perchè il fatto non sussiste, della principale imputazione: la corruzione internazionale da 28 milioni di euro ipotizzata dall’accusa e per la quale Orsi era stato incarcerato nel 2012.  I giudici li hanno, invece, condannati per il reato di frode fiscale limitatamente al periodo  maggio 2009 – giugno 2010 perchè hanno ritenuto che una parte delle fatture contestate dai pm fossero state fatte per operazioni inesistenti: per questo reato la pena inflitta è di due anni con la formula della sospensione. Per entrambi è stata decisa l’interdizione dai pubblici uffici per un anno, il pagamento delle spese processuali, il risarcimento all’Agenzia delle Entrate da decidere in sede civile e una provvisionale da 1,5 milioni di euro.

LE REAZIONI – Comprensibile, nonostante la condanna a due anni per false fatturazioni, la soddisfazione di Giuseppe Orsi che non ha mancato di sottolineare il periodo di carcerazione subito «sono stati 80 giorni difficili e pesanti per un’accusa che non esiste ma – ha proseguito – il mio primo pensiero va all’Agusta e al congelamento della commessa e per questo spero che lo Stato indiano possa riconsiderare la sua decisione ora che è stata chiarita la vicenda». Il legale di Orsi, Ennio Amodio, spiega perchè i giudici siano arrivati a questa sentenza: «La formula "il fatto non sussiste" significa che non c’è alcuna prova del fatto che il maresciallo Tyagi abbia ricevuto somme di danaro, che non ci sia un atto da parte del maresciallo che abbia interferito nella gara e dell’iniziativa da parte degli imputati per interferire nella gara per gli elicotteri presidenziali». Il legale di Bruno Spagnolini, Massimo Bassi, ha sottolineato: «Ci sono buone possibilità di ottenere in appello l’assoluzione piena di entrambi – ha commentato – è evidente che qualcosa nel sistema giudiziario va cambiato a livello di regole. Non ce l’ho con l’ottimo Eugenio Fusco, che stimo, ma credo che la carcerazione subita da Orsi sia il sintomo di un problema che chi fa le leggi deve affrontare senza casacche». Silenzio dalla procura (in aula il procuratore capo Fontana e i pm Addesso e Parola, assente il titolare del fascicolo Eugenio Fusco) che – subito dopo la lettura del dispositivo – ha abbandonato l’aula Falcone e Borsellino.

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Pubblicato il 09 Ottobre 2014
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