“Io, crocifisso dal sistema delle cooperative di Malpensa”

Il racconto di Dario Camisa, ex lavoratore nel settore logistica nello scalo varesino, che qualche anno fa si fece crocifiggere per protestare contro il sistema delle cooperative, in parte smascherato dall'operazione che ha portato all'arresto degli ex vertici del Varese 1910

Tra la primavera e l’estate, a Malpensa, migrano le cooperative della logistica: ogni anno si apre la fase di rinunce agli appalti e nuove cooperative che subentrano a Cargo City. Tra queste, negli anni, sono passate anche alcune delle cooperative finite nell’inchiesta che ha visto finire in manette l’ex presidente del Varese Calcio Antonio Rosati e l’ex amministratore delegato Enzo Montemurro, oltre ad altre sette persone. Una delle cooperative era la Air Service: quando lasciò e licenziò,  un gruppo di lavoratori mise in scena una protesta forte, "crocifiggendo" davanti a Cargo City (e poi anche davanti alla sede della Provincia) uno di loro, un addetto della logistica. Il crocefisso volontario era Dario Camisa, che oggi è uscito dal mondo delle cooperative di Malpensa e fa tutt’altro lavoro. L’episodio risale al luglio 2011: «Avevano cambiato ragione sociale alla Air Service, poco prima era subentrata una nuova cooperativa, che aveva lasciato a casa 70 persone, tra cui me».
Spesso vengono denunciate difficoltà nel ricostruire le posizioni previdenziali e contributive: era accaduto anche allora?
« All’Inps non risultavano i contributi, non risultavano neppure i requisiti per chiedere la cassa integrazione: alla fine abbiamo avuto la Cassa Speciale. Siamo stati licenziati a luglio, ci avanzava una mensilità e due anni di TFR».
Siete riusciti a recuperarli?
«Per il TFR ci abbiamo messo sei mesi»
Torniamo al giorno del passaggio da una coop all’altra: come funziona?
«Ci hanno chiamato per firmare il nuovo contratto, cambiano le condizioni, anche il sindacato non ne sapeva nulla. Noi ci siamo organizzati in un gruppetto e abbiamo cercato di coinvolgere gli altri. Sono usciti i dirigenti di MLE Argol (la società che appalta il servizio) e hanno probabilmente comunicato i nomi, alla fine non siamo stati riconfermati. Poi c’è stata la vertenza con processo a Busto Arsizio per discriminazione sindacale. Io sarei dovuto rientrare, mi hanno proposto il trasferimento a Linate in cambio della rinuncia alla causa. Molti hanno accettato l’accordo con l’appaltatore, per chiudere la vertenza».
E lei che fine hai fatto?
«A un certo punto anche io ho accettato l’accordo, anche per paura di finire a fare le mansioni peggiori e con turni brutti. Oggi sono una guardia giurata».
E l’idea della crocifissione, come vi è venuta?
«Eravamo in presidio da 30 giorni e le cose non si muovevano, sembrava che fossimo lì a campeggiare. La cooperativa era dentro alla Compagnia delle Opere, si permettevano di tirare in mezzo la religione quando stavano lasciando a casa intere famiglie. Volevamo mandare questo messaggio, dopo ci hanno detto che avevamo mancato di rispetto».
In quante cooperative ha lavorato, a Cargo City?
«A Malpensa ne ho girate tre, Lombardia Logistica, poi Settima Logistica per due anni, Air Service per altri due anni».
V’immaginavate che alcune sarebbero finite in un’inchiesta?
«Noi non sapevamo niente. Quello dei passaggi da una sigla all’altra è il giochetto che fanno sempre, noi ci dicevamo: "riescono a farla franca grazie a qualche cavillo"».
Conosceva le persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano?
«Avevo visto Limido e Luongo, negli uffici alla cargo City di Malpensa, gli altri no».
Se lavorasse ancora a Malpensa, si aspetterebbe un cambiamento, dopo questa inchiesta?
«Ci sarà qualcuno che prenderà il loro posto, andranno avanti ancora. Queste cose andrebbero fermate prima: sono andati avanti per anni a fare quel che volevano».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Novembre 2014
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