Abusi della suora, parlano le consorelle: “Di notte non poteva uscire”
Sfilano al processo nei confronti di Mariangela Farè le suore che hanno avuto a che fare con lei: "Non avrebbe potuto uscire di notte senza avvisare". Gli avvocati: "Non poteva andare da Eva"
E’ stato il giorno delle suore che hanno collaborato con Mariangela Farè nel processo alla ex-suora accusata di abusi sessuali, stalking e violenza privata nei confronti di Eva Sacconago, la giovane oratoriana della parrocchia di Sant’Edoardo suicidatasi nel giugno del 2011 all’età di 26 anni. Prima di loro ha testimoniato un altro parroco coadiutore dell’oratorio, don Alberto Galimberti, che ha raccontato dei suoi rapporti di conoscenza con Eva e con suor Mariangela.
Subito dopo è toccato alle suore della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice che sono entrate in contatto con l’imputata e con la vicenda di cui si parlava sin dal suo primo trasferimento avvenuto nel ’98 da Busto Arsizio a Catania: «Ufficialmente si diceva che suor Mariangela era stata trasferita per motivi di studio, per concludere il percorso in scienze dell’educazione – ha detto l’allora direttrice del centro Primavera di Sant’Edoardo suor Costanza Macchi – la madre di Eva mi aveva fatto leggere alcune lettere inviate alla figlia dalla suora» – ha anche aggiunto la religiosa che, alla parte civile ha confermato contenere espressioni come “amore mio”, “ti amo” e altre simili dimostrazioni di un affetto che andavano oltre quello che una suora può provare per una parrocchiana: «Scusate se sono imbarazzata – ha detto la suora – certamente l’affetto di suor Mariangela andava oltre le nostre regole».
Un’altra religiosa, suor Maria Grazia Corti, ha raccontato della vita di suor Mariangela all’interno della casa famiglia di Cinisello Balsamo dove era tornata suor Mariangela dopo l’iniziale periodo a Catania. Qui è stata la difesa ad incalzare particolarmente la teste: «Dopo le 22 non si poteva uscire dalla struttura e se qualche sorella doveva tardare o stava fuori per la notte doveva comunicarlo per tempo – ha detto suor Maria Grazia – che io sappia nessuno aveva le chiavi per poter uscire di notte o la tesserina per disattivare l’allarme». Se anche suor Mariangela fosse impossibilitata a muoversi autonomamente di notte questo non è chiaro ma gli avvocati Fabrizio Busignani e Raffaella Servidiohanno insistito particolarmente sul punto chiedendo all’accusa di produrre interamente i registri di entrata e uscita della portineria della struttura di Cinisello Balsamo: «L’accusa produce solo ciò che fa comodo a sostenere la tesi accusatoria e questo limita il diritto di difesa» – ha detto Busignani. Vi sono testimonianze di persone che hanno visto l’auto della suora alla sera o la stessa suora al mattino presto nei pressi dell’appartamento di Eva, vi sono gli scritti della stessa Eva che parlano della sua presenza in casa ma i difensori non credono che questo avvenisse con la frequenza che si vuole far credere e che soprattutto Eva «non era contraria alle visite della suora».
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