Diawara e Kangur, leader sbiaditi
I due veterani non incidono, Rautins è il peggiore, Letho da dimenticare. Si salvano Callahan e Casella

RAUTINS 3,5 – Mezzo gradino sotto la “zona Tierre Brown”, cioé il voto che vale il marchio d’infamia. Giusto perché siamo convinti che ad Andy una partita del genere bruci sulla pelle e rovini l’appetito. Zero su nove da tre punti è un dato che sfida anche il calcolo delle probabilità, 5 perse dicono tutto sulla non concentrazione durante la partita. E i tanti rimbalzi non possono salvarlo, anche perché quello più importante lo lascia finire nelle mani di Imbrò.
LETHO 4,5 – Non diteci che in tutta Europa – dall’Islanda alla Turchia, da Gibilterra alla Siberia – non ci fosse un play più adatto di lui a giocare in Serie A. Tre perse in 5′ con errori rari da vedere nei campionati amatoriali.
MAYNOR 5 – Cifre non malvage, affiancate da qualche giocata di valore assoluto. Peccato che gran parte del suo tabellino venga lucidato nell’ultimo quarto d’ora, quando di fatto Varese si era già arresa. Se si fosse messo in moto (e magari anche “in proprio”) prima, forse avremmo raccontato un altro finale.
CASELLA 6 – Non ha colpe nel disastro, ha qualche merito nel tentativo di rimonta. Almeno ci ha provato.
JEFFERSON 5 – Oggetto misterioso per metà partita, anche perché è l’ultimo a poter toccare palla nel quintetto biancorosso. Quando torna a fare ciò che è capace – correre, muoversi sulla riga di fondo – ricomincia a fatturare, ma è troppo tardi.
DIAWARA 4,5 – Caja ci ha spiegato che è giusto che Kuba giochi, rispetto a Okoye, perché deve ritrovare il ritmo partita. Tesi legittima ma che non sposiamo: il francese complica ogni azione in cui entra e torna in panchina con il ghiaccio sul polpaccio: Stan sarebbe stato più utile anche stasera.
CALLAHAN 6 – Arriva alla sufficienza grazie alla volontà che mostra quando è in campo e perché prova da lontano a mettere in difficoltà Bologna, pur combattendo spesso da solo. Certo, ci restano negli occhi alcuni errori gravi (una persa passando palla al nulla, uno 0/2 ai liberi…) ma visto la desolazione dei suoi compagni, riesce ugualmente a essere il migliore.
KANGUR 4 – Contro la squadra che lo aveva scoperto (per l’Italia) disputa una prova desolante; le cifre non sono disastrose, l’atteggiamento invece è a tratti disarmante: si fa battere in difesa, rinuncia a tiri in attacco, ne sbaglia alcuni piedi per terra, polemizza sempre con una terna arbitrale che stasera non fa danni. Da dimenticare.
EYENGA 5 – Per circa mezza partita è il solo (o quasi) a mettere in campo ritmo, voglia, atletismo. Dal terzo fallo in poi, però, sparisce dalla circolazione e riappare solo per completare la colonnina delle penalità e ad andare anche oltre, con il tecnico che dà a Bologna un altro pezzettino di vittoria.
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