Quando l’estetista “cura l’anima” alle malate di tumore
La storia di Perla Segrada, estetista a Cantello, una delle prime diplomate in Lombardia in "estetica sociale". E una proposta normativa di Cna sull'argomento

Quello dell’estetista non è solo un lavoro glamour, magari frivolo come lo vedono tutti. Esiste anche una estetica sociale che aiuta a ricostruire la stima di sè, a far scappare le paure, a rimettere un po’ in sesto chi è stata colpita da malattie che minano oltre che il fisico la propria femminilità: è il caso per esempio dei tumori. Un problema che, dopo averlo affrontato medicalmente, si comincia a risolvere anche con l’attenzione al benessere di chi è stato colpito da questo grave problema.
A raccontarlo a Varesenews è Perla Segrada, estetista diplomata dal 1976 («Una delle prime diplomate estetiste della provincia di Varese» spiega con orgoglio) è di Luino, ma vive da molti anni a Cantello dove ha aperto nel 1994 il suo centro benessere “La Perla” in piazza Libertà.
Specializzata in massaggi, Perla è stata anche in Thailandia per imparare quelli thailandesi, e ha riceuto il certificato di teacher dalla International training massage school di Chiang May nel 1999. Tatuatrice dal 1993, ha cominciato a occuparsi del benessere di chi aveva avuto problemi davvero seri proprio per questa sua capacità. «Mi hanno chiesto se fossi in grado di fare la ripigmentazione dell’areola mammaria – spiega Perla – dopo una ricostruzione mammaria a causa di un tumore al seno da parte di un chirurgo plastico, ad una giovane mamma serviva infatti un ultimo tocco per ritornare, almeno apparentemente, normale. Lo faceva per il figlio, stranito per lo strano aspetto del seno di mamma. Mi hanno contattato conoscendo le mie competenze: così ho messo insieme le conoscenze di anatomia e quelle legate alla mia passione per la pittura e mi sono messa al lavoro. Prima non sapevo nemmeno cosa volesse dire avere una menomazione del genere: dopo, ho capito che anche il mio mestiere poteva essere d’aiuto a chi ne era colpita».
Cosi ha fatto dei corsi per affiancarsi ai chirurghi plastici: per alleviare i problemi delle operazioni di tumore, ma anche per fare massaggi di drenaggio prima o dopo le liposuzioni:«Che sono anch’essi interventi importanti e “devastanti”, a loro modo». Ha lavorato anche su persone che avevano perso le sopracciglia per un tumore o per problemi alla tiroide, facendo loro un trucco cromatico semipermanente per ciglia e insegnando a minimizzare con il make up i problemi.
Non era però ancora arrivata alla vera specializzazione in estetica oncologica. Una specializzazione nata con una dottoressa, Carolina Redaelli, dermatologo, e una imprenditrice, Loretta Pizio, di prodotti estetici. Entrambe avevano avuto un contatto diretto con la malattia, e si sono rese conto di quanto le persone interessate avessero bisogno di usufruire di prodotti adatti alla pelle sensibilizzata dalla malattia: che mancassero per esempio di derivati del petrolio, di allergizzanti, di parabeni.
I prodotti sono arrivati fino allo Ieo, l’Istituto Europeo Oncologico di Veronesi, con grande successo tra le pazienti. E da questo successo è nata l’iniziativa della presenza “dimostrativa” di estetiste nell’ospedale specializzato, che potessero lavorare con quei prodotti: di fatto allo Ieo dal 2013 è stato aperto uno ”spazio benessere” che all’inizio avrebbe dovuto essere una situazione temporanea, ma ora è diventato stabile. «E proprio quando la situazione si è stabilizzata è emersa l’opportunità di dare una preparazione adeguata ad altre estetiste – spiega Perla- e i medici dello Ieo sono stati meravigliosi ad offrirsi a tenere le lezioni».
Perla è stata una delle prime 25 estetiste a seguire il corso, ottenendo il riconoscimento nell’albo della regione Lombardia di estetiste per persone in terapia, (piu specificatamente oncologiche) riconosciuta a livello europeo: lei ora è la numero 36 dell’albo, i primi attestati sono stati rilasciati a febbraio del 2015.
Un passo avanti importante per la “cura”, intesa nel senso più ampio, di una malattia che debilita tanto fisicamente quanto psicologicamente: dalla necessità di linfodrenaggio per chi non ha più linfonodi ai trattamenti a unghie di mani e piedi che possono essere deformate dalle cure ai trucchi semipermanenti per sopracciglia perse a causa delle cure o della malattia, o anche solo banalmente ai trattamenti estetici fatti su corpi o visi che non si fidano più ad andare da una “estetista normale” perchè ritenuti “troppo strani” o troppo delicati.
Perla non dimentica infatti quello che è successo in una giornata della donna in cui il “centro benessere” era aperto non solo a pazienti ma anche a donne operate che avevano ricominciato la loro vita all’esterno: «E’ stata un’esperienza emozionante per tutte. Nel mio caso ricordo con emozione una signora che non osava farsi massaggiare al collo solo perchè aveva ancora la parrucca, segno di chemio recenti. Temeva che mi facesse impressione vederla senza».
Perla racconta tutto questo nella sede CNA di Varese: perchè la Confederazione nazionale dell’Artigianato ha deciso di promuovere una proposta formativa per realizzare innanzitutto a livello nazionale il profilo specialistico denominato “estetica sociale” da proporre alle estetiste con qualifica per ottenere un riconoscimento istituzionale da parte delle varie Regioni d’Italia, non solo la Lombardia. Attraverso questo progetto CNA Benessere e Sanità intende formare professioniste in modo mirato su tutto il territorio nazionale, per avviare collaborazioni, dove non esistano ancora, con le strutture sanitarie competenti.
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