A caccia del tesoro all’estero dei due boss dell’oro
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire i flussi di danaro esportati illegalmente in Svizzera e Spagna. Prime ammissioni da parte di alcuni dei personaggi legati a Mirko Rosa e Giacomo De Luca
Sono sparite prima le auto di lusso, parcheggiate in bella mostra a bordo strada, poi le insegne gialle con le facce di giovani donne sorridenti mentre contavano i bigliettoni da 500 euro, infine il cartello che prometteva 59 euro al grammo. Anche i simboli di potenza sulla Saronnese stanno sparendo mentre si viene a scoprire, dagli interrogatori in corso, che i negozi di Mirko Rosa e Giacomo De Luca erano quelli che pagavano il metallo prezioso meno di tutti.
I due negozi Mirko Oro posizionati a poca distanza l’uno dall’altro nei territori di Castellanza e Legnano, stanno chiudendo o cambiando l’insegna. L’ex-re dell’oro, arrestato insieme al socio Giacomo De Luca e altri 9 per una miriade di reati fiscali, è giunto a fine corsa. I suoi negozi, spuntati come funghi nel giro di 4 anni in tutta Italia, stanno chiudendo o cambiando proprietario. Troppo forte l’impatto dell’indagine che ha smantellato il sistema di fatture false, riciclaggio ed evasione fiscale per i quali gli inquirenti hanno ipotizzato addirittura l’associazione a delinquere.
Intanto si attende la decisione del riesame sulla sua richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato Francesca Cramis ma sono poche le speranze di un alleggerimento della misura cautelare, soprattutto dopo la conferma da parte del giudice per le indagini preliminari delle misure predisposte dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra.
Proseguono, nel frattempo, gli interrogatori dei vari protagonisti della vicenda. Qualcuno ha già fatto sapere, tramite i propri legali, la disponibilità a patteggiare, compreso l’uomo ombra di Mirko Rosa, quel Giacomo De Luca che ha a suo carico anche l’accusa di incendio e di due tentativi nei confronti delle auto e dei negozi di Rosa. Per lui la richiesta di patteggiamento ha già incontrato il parere contrario del magistrato, titolare del fascicolo. Mentre qualcuno ha cominciato a fare le prime ammissioni, Luca Rovellini, uno dei due “direttori” delle attività (insieme a Mario Ambrosetti), non ha risposto alle domande dei giudici.
Anche le indagini proseguono per ricostruire i flussi di danaro verso l’estero. E’ ancora tutto da scoprire, infatti, il tesoro nascosto nelle banche svizzere e spagnolo dove il duo Rosa-De Luca ha fatto convergere quella montagna di danaro in nero (solo l’evasione dell’Irpef è calcolata in più di 3,5 milioni dalla ricostruzione delle Fiamme Gialle legnanesi, ndr) che proveniva dalla fusione dell’oro non registrato, ricettato da furti e rapine, e dal mancato versamento delle tasse previste per la loro attività.
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