Pronto soccorso in difficoltà: l’ospedale blocca i ricoveri programmati

A sei mesi dalla visita del Presidente Maroni, il pronto soccorso di Varese registra ancora momenti di grave difficoltà. Le 10 regole proposte dai saggi si stanno introducendo progressivamente

pronto soccorso di varese

Ancora caldo, ancora afa. Il Pronto soccorso di Varese è ancora in difficoltà. Sono giorni difficili per il personale diretto dal dottor Francesco Perlasca alle prese con tanti malori dovuti proprio alle alte temperature e umidità.

Dal 13 luglio scorso sono bloccati i ricoveri programmati nei reparti internistici e da ieri, 20 luglio, la misura è stata estesa anche a quelli chirurgici.

La decisione rientra tra i punti individuati dal comitato dei saggi, incaricato dal Presidente Maroni e dall’assessore Mantovani lo scorso febbraio. Le misure, adottate proprio la scorsa settimana dalla giunta regionale, mettono a regime una misura che negli ospedali è già prevista come alternativa ai picchi d’accesso.

I vertici lombardi avevano annunciato, nell’intervento del febbraio scorso, che avrebbero rifatto un sopralluogo dopo sei mesi per capire come procedeva la questione.

Dovessero arrivare in questi giorni troverebbero forse una situazione meno drammatica in barellaia perchè il blocco dei ricoveri nei reparti offre lo sfogo necessario a evitare intasamenti in PS. Certamente, però, non potrebbero dirsi pienamente soddisfatti dato che l’ospedale di Varese continua a mostrare carenze strutturali, soprattutto mancanza di posti letto per permettere la gestione delle emergenze contemporaneamente all’attività ordinaria. Non dimentichiamoci, infatti, che il tasso di occupazione dei letti del Circolo è tra i più elevati della Lombardia e non è rinviando interventi chirurgici programmati che si offre un servizio degno alla cittadinanza, comunque sofferente, anche se non in pericolo di vita.

Certo, per completare il disegno proposto da Maroni e Mantovani mancano ancora i 10 letti della subintensiva che apriranno il prossimo 27 luglio e, soprattutto, e i 30 letti subacuti che l’azienda attiverà in dicembre, grazie a personale infermieristico esterno.

In attesa che venga nominato il “bed manager” che dovrà occuparsi dello smistamento dei pazienti, le attività di coordinamento vengono gestite, come al solito,  dalla direzione medica.  È stata rinviata l’apertura della “discharge room” ( la camera “scarico” dove accogliere i pazienti dimessi che attendono un parente o un referto) per capire la reale necessità una volta attivati i post subacuti.
Dal primo settembre sarà istituito un percorso veloce di presa incarico ( fast track) dell’otorino, che va ad aggiungersi agli attuali percorsi veloci di odontoiatria e oculistica. Dal 3 luglio scorso è entrata in funzione la guardia radiologica “h24” così come la presa in carico diretta da parte dello specialista ( anche  la regola ha applicazioni a macchia di leopardo). Rimane aperta, infine, la riorganizzazione del PS in senso dipartimentale, rafforzando  il coinvolgimento di intensivisti e traumatologi: « la questione è complessa – spiega il direttore sanitario Gianluca Avanzi – perché mancano i medici. Facciamo molta fatica a trovare specialisti in anestesia e, ora, anche in ortopedia, attualmente siamo sottodimensionati».

Sembra essere gravemente insufficiente anche l’offerta di posti letto sub acuti sul territorio. Nonostante il coinvolgimento dell’Asl per reperire nuovi posti, l’ospedale di Varese deve sempre aspettare circa un mese prima di poter inviare un proprio paziente : « Questa carenza ingolfa i nostri reparti – spiega ancora il dottor Avanzi – nei giorni scorsi abbiamo dovuto chiudere l’attività chirurgica ortopedica perchè non trovavamo offerte riabilitative».

Se dovessero arrivare il presidente Maroni e l’assessore Mantovani, quindi, troverebbero una situazione meno drammatica dell’inverno scorso ma pur sempre difficile.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Luglio 2015
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