Sulla via Francigena il pellegrino cerca verità
Il diario di viaggio di Marco Giovannelli diventa un eBook Kindle distribuito da Amazon
I libri che raccontano le vie percorse dai pellegrini in genere si soffermano molto sui dati tecnici delle tappe, i percorsi, le strutture di accoglienza. Informazioni senza dubbio importanti e utili. Ma il vero scrigno da aprire per trovare il tesoro nascosto è l’universo interiore del pellegrino modellato dal cammino, dalla realtà vissuta giorno dopo giorno, passo dopo passo, parola dopo parola.
Marco Giovannelli, giornalista e autore dell’eBook “Via Francigena: un cammino di straordinaria bellezza” , ha fatto il racconto del paesaggio dell’anima dove i riferimenti reali (molto puntuali) si intrecciano con le emozioni e i pensieri dell’uomo in viaggio.
C’è una canzone di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, il cui ritornello fa così: “Io lo so che non sono solo anche quando sono solo”. Ha ragione il cantautore di Cortona. Non siamo mai soli, soprattutto il pellegrino in cammino, nonostante possa apparire tale. Con lui c’è la Provvidenza sempre pronta a combinare gli incontri necessari. E nel racconto della Via Francigena fatto da Marco le persone sono un capitolo importante, forse il più importante. Al di là degli inseparabili compagni di viaggio Richard e Alberto, insieme a lui c’è tutto un mondo in cammino: Eddie lo scozzese, Ulrike la pastora protestante tedesca, Alasdair l’australiano. E con loro: Luca, Marco, Quirino e i tanti “hospitaleri”, i volontari che gestiscono gli ostelli del pellegrino, come suor Ginetta da Siena – impossibile non citarla – a cui l’autore riserva una menzione speciale per la sua umanità ed energia positiva.
Monteriggioni, San Gimignano, Radicofani, Aulla, Ponte D’Arbia, San Quirico D’Orcia, Acquapendente, Montefiascone sono solo alcuni dei paesi attraversati . Questi borghi antichi, arroccati sui colli o spalmati sulle radure del centro Italia, immersi in una natura solo apparentemente domata dall’uomo, sono il prezioso sfondo del racconto, come lo erano stati nei quadri dei maestri del Rinascimento. Paesi dai nomi così astrusi e fantasiosi che il solo fatto di pronunciarli fa riemergere magicamente dalle pieghe della storia il loro passato ricco e spesso tormentato, con la stessa suggestiva intensità che suscitano in chi li attraversa.
Il paesaggio può lenire momentaneamente il dolore fisico e morale, ma il pellegrino sa che mettersi in viaggio per ventidue giorni con la prospettiva di percorrere a piedi 560 chilometri dalla Cisa a Roma sotto il sole cocente, è una scelta che può provocare smarrimento. Anzi, lo provoca, perché dietro la decisione di partire, consapevole o carsica che sia, c’è sempre una premessa esistenziale, una crisi, una domanda che non ha ancora risposta. «Oggi sono contento di aver ascoltato ogni parte di me e non solo quella che mi frenava perché spaventata dal cambiamento che avrebbe portato il cammino» scrive Marco.
Alla fine la bellezza della via Francigena ha vinto su tutto, soprattutto sulle paure del pellegrino.
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