Giallo di via Sciesa, la portinaia:”Raffaella mi disse che il fidanzato era innocente”
Durante l'udienza del processo per tentato omicidio nei confronti di Marco Lenzi parla la donna che andò a visitare la ragazza volata dal balcone del quinto piano: "Mi disse che il compagno era in galera da innocente"

Si è svolta questa mattina l’udienza del processo per tentato omicidio nei confronti di Marco Lenzi. L’uomo è accusato di aver fatto cadere l’allora compagna dal quinto piano del palazzo di via Sciesa 23 a Gallarate, il 10 aprile del 2014. Quello che sembrò, inizialmente un incidente domestico, si trasformò in un giallo a causa di una serie di sospetti che si concentrarono sul fidanzato. L’uomo, infatti, venne arrestato un mese dopo e da allora è in carcere.
Nell’udienza odierna sono sfilati davanti al collegio presieduto dal giudice Renata Peragallo sono sfilati i vicini di casa della coppia che hanno ricostruito quella drammatica sera in cui Raffaella Scialpi volò dal balcone del loro appartamento al quinto piano per atterrare nel giardino condominiale. Si tratta dei condomini che per primi sono intervenuti in giardino per soccorrere la ragazza.
Le domande del pubblico ministero Rosaria Stagnaro miravano ad appurare se, prima della caduta, si fossero sentite delle urla provenire dall’appartamento occupato dai due. L’ipotesi dell’accusa, infatti, è che il Lenzi abbia malmenato la compagna sul balcone, facendole perdere l’equilibrio e precipitare nel vuoto. Molti hanno confermato di averle sentite, alcuni no perchè o erano in casa oppure erano troppo lontani. Chi è intervenuto, compresa una ragazza che aveva fatto il corso della Croce Rossa, ha confermato che Lenzi venne tenuto lontano dalla ragazza mentre lui sostenne di averle alzato la testa per non farla soffocare.
ma a lasciare il segno è stata la dichiarazione della portinaia del condominio che ha riferito di aver parlato con la presunta vittima, pochi giorni dopo il suo risveglio dal coma.
«Ero andata a trovarla in ospedale a Gallarate e lei mi disse che Marco era in galera da innocente e che lui non c’entrava nulla con la sua caduta – ha raccontato la donna – ricordo che era molto agitata e che aveva ancora il bacino immobilizzato». La portinaia ha negato, poi, di aver avuto contatti con Lenzi e di non averlo più visto dalla sera in cui avvenne il fatto: «Vidi la Polizia che lo portava via e da quel momento non ho più saputo nulla di lui».
Gli avvocati di Lenzi, Mauro Umiltà e Maria Cristina Marrapodi, hanno sottolineato a margine dell’udienza che «il nostro assistito è ancora in carcere da oltre un anno, nonostante i suoi problemi di salute, sulla base di una versione che la stessa vittima ha smentito parlando con altre persone». Va detto che la Scialpi, sin dall’inizio, ha avuto problemi a ricordare cosa avvenne prima della caduta.
Nella prossima udienza verranno ascoltati gli operanti che hanno svolto le indagini. La vicenda potrà essere, dunque, sviscerata in maniera più approfondita a partire dalle intercettazioni ambientali in ospedale effettuate dopo che la ragazza si era risvegliata dal coma in cui versò per tre settimane, fino all’arresto di Lenzi.
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