Tre segreti per capire Galimberti

Era il vero candidato del partito, ma ha tanti rapporti con la borghesia: è più trasversale di tanti altri ed è per questo che il centrodestra non lo sottovaluta

galimberti

La vittoria dell’outsider Davide Galimberti? Arriva da lontano. Il ragazzo ha compiuto un’impresa “rottamando” il suo principale avversario, l’onorevole Daniele Marantelli, che partiva come favorito. Il comunicatore di Galimberti, Mario Petitto,  racconta che i suoi hanno cominciato a credere alla vittoria quando hanno visto risultati del seggio Valle Olona. Lui e Marantelli era pari, in un quartiere dove storicamente la vecchia sinistra e il Pds erano predominanti.

MILITANTE E POLITICO

Galimberti non viene dalla parrocchia, in realtà da ragazzo aveva aderito ai DS é cioè un “figlio del partito“. Ma come vedremo dopo, va molto oltre.
I sostenitori di Galimberti del Pd di Varese, a loro volta sono stati i vecchi sostenitori di Marantelli, i bersaniani che avevano inizialmente avversato l’ascesa di Matteo Renzi. Guardando nelle stanze di via Monterosa a quanto é accaduto, Galimberti è più che altro il successore di Marantelli. Mentre i renziani rimarranno esclusi dalla gestione del partito nel capoluogo.
Ma queste sono anche tattiche e pretattiche tutte interne. In realtà la gente percepirà che Davide Galimberti è il volto nuovo della città di Varese, ed in effetti così è.

Uno dei primi messaggi arrivati da Roma gli è stato inviato da Luca Lotti, il sottosegretario fedelissimo di Matteo Renzi, che nei giorni scorsi era giunto a Varese per sostenere Marantelli.  A questo punto dovrà costruire con Galimberti l’immagine del rinnovamento e della scalata alla casamatta leghista. Qualcuno ha parlato di bersaniano con la faccia da renziano. Il diretto interessato scuote la testa e corregge: “Non ho condiviso l’idea della rottamazione, ma oggi mi sento molto vicino al profilo riformista di questo governo”.

L’UOMO E L’AVVOCATO

Messo a posto l’inquadramento correntizio ideologico, passiamo invece al personaggio cittadino. Galimberti era certamente il candidato più gradito alla macchina del partito nella città di Varese,  nonostante dall’esterno si potesse pensare che fosse Marantelli il cavallo vincente. Ma non solo. Alcuni commentatori gli hanno attribuito simpatie cielline e un aiutino da parte del movimento religioso nei suoi confronti. Il segretario cittadino di Ncd Giovanni Chiodi, dice: “Nel movimento lui ha tanti amici”. Ma ancora una volta, Galimberti corregge: “Se dei singoli aderenti sono venuti a votarmi mi fa piacere, ma non è vero che cielle si sia mossa nei miei confronti”.

Un’altra componente di città che ha espresso simpatia per Galimberti, vera o presunta, è certamente nell’ambiente universitario dove il vincitore insegna. Alcuni professori ma anche esponenti delle professioni hanno fatto pubblici appelli per il candidato Galimberti nei giorni scorsi.

Un po’ sorpresa è arrivato anche l’appoggio del figlio di Mister Ignis, Guido Borghi, notissimo e facoltoso imprenditore locale che in un’intervista lo ha indicato come la persona giusta per Varese, spiegando di averlo conosciuto per motivi professionali.

L’avvocato Pd è certamente persona che ha tanti amici e ottime capacità diplomatiche, buona educazione e moderazione. Ma è anche una persona giovane, di grande tenacia, preparazione metodologica e amministrativa. Il numero di preferenze raccolto é certamente dovuto alla capillare campagna elettorale che ha svolto durante un intero anno. Incontrando personalmente, a gruppi di 10, centinaia di varesini. Facendo valere la sua preparazione sui temi urbanistici e degli enti locali, amministrativi e cittadini. “Ho fatto toccare con mano che c’è la possibilità di un cambiamento. Che si possono fare delle cose. E che le possiamo fare insieme” racconta ancora Galimberti.
“Quello che so fare ha colpito la gente, credo che tutti si siano accorti che conosco la macchina comunale, e saprei dove andare a incidere per cambiare le cose”.

Il ragazzo è anche smaliziato. Qualche ora prima del voto, ha scritto proprio ai dipendenti comunali una lettera per far loro sapere che potrà trattarli meglio del predecessore. Inoltre ha affermato che bloccherà il parcheggio alla prima cappella, strizzando l’occhio all’elettorato borghese di Daniele Zanzi.

La prima caratteristica che colpisce, di questo politico, quando lo si conosce, é che non sembra un grande oratore. Parla con tono pacato e quasi dimesso, e appare timido. È un’impressione sbagliata. Sotto questa scorza c’è un ragazzo tosto. Un paio di mesi prima del voto, ci incontrammo Varese per un’intervista e ci spiegò per filo e per segno come sarebbero andate le cose: “Vedrai, ho percepito una grande voglia di rinnovamento. C’è voglia di un volto nuovo e di toccare con mano una concretezza che finora non si è visto – ci disse – ammetto che mi é dispiaciuto molto, dal punto di vista umano, dire a Daniele Marantelli che pensavo non fosse la persona giusta. Ma ne sono realmente convinto, e penso proprio che ce la possiamo fare anche senza di lui”. I fatti gli hanno dato ragione.

Domenica pomeriggio, nel mezzo della bagarre delle primarie, davanti al seggio numero uno – quello di Varese centro, che gli ha dato la vittoria – ha espresso la convinzione che ci sarebbero stati alla fine 2700 votanti. Previsione azzeccata, al limite della precisione.

Sintetizzando, azzardiamo che ci siano tre segreti per capire Davide Galimberti: il primo è la determinazione e la combattività. La campagna elettorale come dicevamo è stata veramente pervasiva e condotta con metodo. Ma anche con una certa malizia. Durante il confronto elettorale con gli altri candidati, Galimberti ha presentato un documento che sembrava fatto apposta per andare contro  Marantelli: “Quando smetterò di fare il sindaco non accetterò altri incarichi, la politica è una stagione e  non si può essere politici per sempre”. Il Daniele da Masnago l’ha presa malissimo. Chi scrive può testimoniare che ancora tre giorni dopo il deputato aveva un diavolo per capello.

Il secondo segreto di Galimberti è che, a differenza di quanto molti hanno percepito, era lui il vero candidato del partito: sostenuto dalla macchina organizzativa e dalla maggior parte dei militanti, nonché dalla segreteria cittadina. Come ha capito Matteo Renzi in tempi passati, prima va conquistato il corpo interno del Pd e con questo poi si va a prendere il resto. Schema confermato e segreteria cittadina di Luca Paris salvata. Sì, perché la prima cosa che avrebbe fatto Marantelli, sarebbe stata quella di rottamare il segretario che gli aveva chiesto di non candidarsi.

Il terzo segreto è invece la trama di rapporti che Galimberti ha intessuto con la borghesia cittadina e con ambienti importanti di Varese. Vanno considerati i numeri dei votanti di Varese centro, il seggio dove Galimberti ha trionfato: la borghesia. Professori universitari, ma non solo. Professionisti che scrivono ai giornali facendo pubblica dichiarazione di voto per lui. Galimberti lavora in uno studio legale di una certa importanza a Varese.  Molti avvocati si sono schierati dalla sua parte. Il candidato del Pd ha avuto in questi anni anche rapporti professionali con imprenditori, aziende, pubbliche amministrazioni.

E’ questa forse la grande novità che sta dietro a un candidato sindaco che viene dal partito. E’ di sinistra moderata, ma che tocca palla anche nel campo della buona borghesia di Varese. Magari conservatrice, ma oggi un po’ stufa. È il segreto di Galimberti che deve fare più paura a Lega e Forza Italia.

 

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 15 Dicembre 2015
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Commenti

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  1. Roberto Colombo
    Scritto da Roberto Colombo

    la sconfitta di Marantelli è stata la sorpresa delle consultazioni primarie della sinistra di Varese; si rivelano uno strumento non controllabile dalle strutture dei partito.

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